lunedì 12 dicembre 2011

Relazione di Roberto Cenati all’Assemblea dei Presidenti Sezione – Sabato 3 Dicembre 2011

Il periodo di oltre vent’anni che va dal 1989 al 2010 può essere identificato come uno spazio di transizione tra il vecchio ordine costruito attorno alla contrapposizione Washington-Mosca e nuove forme di equilibrio che ancora tardano a emergere.
Questo ventennio di transizione si deve ricordare per due fattori: il primo è l’enorme velocizzazione delle relazioni internazionali.
Il secondo è il processo di ridefinizione dei rapporti di potere globali, caratterizzati prima dal tentativo solitario di egemonia americana e successivamente dall’emergere di nuove potenze regionali che mettono in discussione tanto l’egemonia americana quanto la possibilità di costruire un ordine internazionale basato sul paradigma postmoderno della globalizzazione.
L’esplosione del fattore temporale e la riduzione di quello spaziale appariva essere negli anni novanta un vantaggio strategico dell’Occidente nei confronti del resto del mondo. In un sistema in cui l’egemonia americano-occidentale non conosceva rivali possibili, rendere più piccolo il mondo e più veloci le forme di integrazione avrebbe dovuto portare ad una rapida occidentalizzazione del pianeta trasformando la superiorità occidentale in predominio.
Talbott, vicesegretario di Stato durante le presidenze Clinton, vedeva per gli Usa la possibilità di cessare di essere un semplice stato per divenire una “nazione globale”, ossia la nazione che pone fine alla storia delle nazioni.
Ma così non è avvenuto perché in quegli stessi anni alcuni grandi paesi emergenti hanno continuato a lavorare per costruire le basi della propria ascesa nel sistema internazionale. Se la globalizzazione ha depotenziato la sovranità degli Stati postmoderni, diversa è la questione per quanto riguarda gli stati che possiamo definire moderni, quali ad esempio possono essere considerate tutte e quattro le grandi potenze emergenti come la Cina, la Russia, il Brasile e l’India. Per questi paesi la globalizzazione degli anni duemila ha comportato non solo benefici di natura economica, ma un’occasione di rafforzamento delle strutture statali.
Nessuno di questi Paesi potrà contestare il primato mondiale agli Stati Uniti, ma la redistribuzione della potenza economica dall’Occidente verso l’Oriente ha già creato un mondo economicamente multipolare.
L’Europa
In un mondo che sta cambiando in profondità a ritmi rapidissimi, l’Europa appare come potenza addormentata, che non partecipa alla storia del presente. Non l’ha svegliata la fine della guerra fredda. Non sono bastate a destarla le vicissitudini di un dominio americano sul mondo che si è infranto prima in guerre fallimentari, poi nella crisi finanziaria del 2008.
La crisi che attraversiamo è tale che, senza trasformazioni decisive dell’Unione c’è poco da sperare. Bisogna davvero essere lenti a capire per pensare, dopo il tremendo biennio 2007-2009, che i mercati siano tutto e talmente bravi ed efficaci da dettare legge. Che la moneta unica e la prosperità del vecchio continente possano sussistere senza un potere
politico, alle spalle, che coincida con l’area dell’euro. Nonostante questo suo impazzimento l’economia continua ad essere l’idolo davanti al quale la politica, svuotata dal di dentro, senza timoniere, molto pragmaticamente si adatta.
E’ come se l’Europa non avesse, nel proprio bagaglio, una grande cultura fatta di scetticismo verso i mercati e il predominio dell’economia: una cultura che ha saputo inventare la democrazia, la separazione dei poteri, l’autonomia della politica, lo Stato sociale. Una cultura che nel dopoguerra ha dato vita a un’unione di stati consapevoli dei propri limiti e decisi a mettere insieme le proprie vecchie sovranità.
L’Unione europea è da almeno dieci anni in mezzo al guado. L’euro ha dieci anni di vita e altrettanti ne ha la Banca centrale che emette la moneta comune. La BCE è la sola Banca centrale che non abbia alle sue spalle uno stato, perché l’Unione non lo è. Una siffatta banca centrale rappresenta quindi un’anomalia che la rende più indipendente di tutte le altre dal potere politico, ma nel contempo più fragile. E’ ormai chiaro che questa fase di transizione deve finire.
Può finire in due modi: facendo diventare l’Unione uno stato, con un suo bilancio, una sua fiscalità, un Parlamento con candidature europee anziché nazionali, una sua politica estera. L’altra strada è quella proposta dalla Germania e dalla Francia: invece d’una cessione di sovranità dagli stati dell’Unione, una delega ai paesi più forti per governare l’economia e la finanza dell’intera Unione. Insomma, un direttorio dotato di ampi poteri. . E’ quanto si è verificato per la Grecia che non si è trovata di fronte il Consiglio Europeo, né la Commissione o il Parlamento Europeo, ma l’asse franco-tedesco, le cui banche sono le sue più grosse creditrici. Sono dunque la Germania e la Francia a porsi di fronte alla Grecia e sono loro a predisporre il piano di salvataggio.
Convegno regionale sull’Europa
Richiamandoci al manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli credo sia opportuno avviare una riflessione profonda sull’Europa, magari ipotizzando un Convegno a livello regionale che potrebbe avere come base di partenza il tema della Resistenza Europea per giungere a quello dell’unità politica e democratica dell’Europa.
La caduta di Berlusconi
Con le dimissioni del governo di centro destra guidato da Silvio Berlusconi si chiude un periodo di decadenza economica, sociale e civile del nostro Paese, spinto nelle ultime settimane, dalla gravissima crisi economica e dal discredito internazionale, sull’orlo del baratro. Il Paese non ha solo bisogno di risolvere una grave crisi economica, ma anche di uscire da una profonda crisi etica e di valori. Ma uscire dal berlusconismo e voltare pagina non è impresa che si possa affidare soltanto a un governo. E’ una grande battaglia culturale da condurre nella società contro la degenerazione politica e morale del Paese, i modelli dell’individualismo, del successo, dell’arricchimento facile, diffusi negli ultimi decenni. Arialdo Banfi che a lungo è stato Vice-Presidente dell’ANPI Provinciale e Nazionale sosteneva di aver sempre “rimproverato l’ANPI di fare troppa politica e troppo poca cultura: la cultura resta, la politica si evolve continuamente”.
Il governo Monti
Il compito del nuovo governo, di riuscire a risollevare il Paese dal baratro in cui è caduto, restituendo fiducia e speranza a tanti cittadini e cittadine, associando rigore ed equità, è estremamente impegnativo.
Il balzo all’indietro dell’economia è un dato di fatto: stiamo rischiando di rientrare in recessione come nel 2008,
Stiamo attraversando una crisi sociale molto grave e pericolosa per i suoi risvolti: i redditi da lavoro sono tra i più bassi d’Europa e così le pensioni (ora si vorrebbe bloccare l’adeguamento delle pensioni all’inflazione), la disoccupazione soprattutto giovanile ha assunto aspetti drammatici. I provvedimenti auspicabili sarebbero quelli di una tassazione sui grandi patrimoni, evitando di toccare ancora una volta le pensioni. In sette anni dal 2004 al 2011 la curva della spesa pensionistica è scesa di un punto percentuale rispetto al Prodotto interno lordo. Non penso che l’allungamento dell’età pensionabile possa costituire un passo in avanti per la soluzione dei problemi del Paese, tra i quali vi è la gravissima piaga della disoccupazione giovanile. Bisogna poi tenere presente che l’aggravamento del deficit dell’INPS deriva dalla convivenza al suo interno della previdenza e dell’assistenza. Da decenni il sindacato richiede la loro separazione. Ritengo, infine, impensabile il rilancio dell’economia se si deprimono ulteriormente la domanda e i redditi da lavoro. C’è il pericolo, inoltre, che su questi temi la Lega possa diventare paladina della battaglia per la difesa del sistema pensionistico e si possa fare interprete di un diffuso malcontento sociale.
Rigurgiti neofascisti
Proprio recentemente la Provincia di Milano ha allestito una mostra a Palazzo Isimbardi che, nella parte riguardante la Seconda Guerra Mondiale, ha costituito una grave offesa alla Resistenza italiana e a tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita per la libertà e la democrazia.
La scorsa settimana la pressione esercitata dall’ANPI, dalle Associazioni della Resistenza, dalla Comunità Ebraica milanese, dal Sindacato, dai Gruppi Consiliari di centro sinistra della Provincia ha indotto l’Amministrazione Provinciale a revocare l’utilizzo della Sala degli Affreschi di Palazzo Isimbardi nella quale il gruppo neofascista Casa Pound avrebbe voluto organizzare un’iniziativa per Sabato 3 dicembre 2011. La Provincia tende a diventare punto di riferimento, a Milano e nell’hinterland, dei movimenti neofascisti e neonazisti.
Rispetto delle regole interne
Vorrei a questo proposito richiamare l’attenzione su un fatto avvenuto proprio in questa circostanza. Abbiamo inviato come ANPI una lettera riservata al Presidente della Provincia Podestà, che inspiegabilmente (forse perché riservata) è finita sul sito dell’ANPI Nazionale, dopo essere circolata anche in rete. Non so come ciò sia potuto accadere. Vorrei a questo proposito richiamare tutti i Presidenti di Sezione che usano internet a non abusare di questo strumento e a non precipitarsi a far circolare notizie e informazioni la cui diffusione potrebbe nuocere alla linea decisa, come in questo caso, a livello provinciale e volta a privilegiare la riservatezza. E’ necessario che tutto sia sempre riconducibile ad unità di intenti e di finalità, che la stessa autonomia delle Sezioni sia sempre ricondotta ad un corretto rapporto con gli organismi provinciali. Se così non fosse avremmo una sorta di anarchia, mentre è necessario mantenere sempre un corretto equilibrio tra la giusta esigenza di autonomia e la riconducibilità a disegni e finalità più complessivi, quanto meno nell’area provinciale.
Piazza Fontana
Quest’anno la manifestazione e le iniziative sulla strage di Piazza Fontana avranno una particolare caratterizzazione. Alle 14,30 a Palazzo Marino si svolgerà un Consiglio
Comunale aperto alla cittadinanza nel corso del quale, oltre a Basilio Rizzo, Presidente del Consiglio Comunale e a Carlo Arnoldi, Presidente dell’Associazione Familiari di piazza Fontana, interverrà il Sindaco Giuliano Pisapia.
Dopo gli anni delle giunte Albertini e Moratti il Comune di Milano ha deciso di dare particolare solennità a questa importante ricorrenza.
Al termine della deposizione delle corone alle 16,37 in piazza Fontana, da piazza della Scala partirà il corteo che confluirà in piazza Fontana, dove prenderanno la parola: Carlo Arnoldi, Danilo Galvagni della Cisl e Carlo Smuraglia. Saranno presenti i rappresentanti delle istituzioni (non prenderanno la parola). Raccomandazione: tutto deve svolgersi correttamente, senza contestazioni e problemi. Abbiamo lavorato a lungo per garantire al meglio la riuscita della manifestazione che non deve essere turbata da incidenti di qualsiasi tipo.
Martedì 13 dicembre alla sala Buozzi della Camera del Lavoro: presentazione del libro di Fortunato Zinni, con l’intervento del giudice Salvini.
Necessario garantire un adeguato servizio d’ordine. A questo proposito vi chiedo di lasciare i nominativi di chi è disponibile ad Ivano Tajetti che, con Camerini è responsabile del servizio d’ordine.
IMPEGNI ANPI PROVINCIALE
L’ANPI Provinciale è impegnata su una serie importante di terreni: tesseramento, formazione dei quadri, comunicazione, iniziative di carattere culturale.
Impegno sulla formazione
- partirà con cadenza settimanale (ogni giovedì dalle 17,30 alle 19,30) dai primi di febbraio 2012 ai primi di marzo un corso tenuto da Luigi Borgomaneri e da Luigi Ganapini, per insegnanti e Presidenti di Sezione, sulla Seconda Guerra Mondiale, la Resistenza e la Repubblica di Salò. Si articolerà in cinque-sei incontri;
- seguiranno cinque incontri alla Casa della Cultura su antifascismo ieri e oggi (gruppo di lavoro costituito da: Oriani, Vegetti, Rasmussen, Capelli e Paolucci) da svolgersi con periodicità settimanale o quindicinale a partire da metà marzo, sino a metà maggio;
Stampa e comunicazione
L’Anpi Provinciale ha deciso di dare vita ad un mensile on-line. Lo scopo è quello di raccogliere informazioni, notizie, immagini sulle iniziative delle nostre Sezioni e di dare indicazioni rapide e sommarie sulle principali questioni sulle quali sarebbe opportuno richiamare l’attenzione di tutti. L’impostazione che vogliamo dare a questo notiziario è però diversa da quelle che abbiamo sperimentato nel passato. Nostro intendimento non è tanto di effettuare il resoconto delle iniziative svolte, ma di far circolare le notizie relative a quelle programmate.
Per questo facciamo un appello a tutte le Sezioni perché ci segnalino, per tempo, all’inizio di ogni mese, il loro programma. Sarà poi nostra cura pubblicizzare le iniziative più significative, rendendole patrimonio comune.
Un’ultima considerazione: bisogna fare in modo che questo nostro notiziario che verrà diffuso via internet, non rimanga nel cassetto e sia visto soltanto dal Presidente o dal primo destinatario. Occorre che venga diffuso, che giunga possibilmente a tutti gli iscritti e
non si fermi soltanto a chi il computer sa usarlo. C’è quindi uno sforzo da compiere, ma esso è veramente importante, se vogliamo essere all’altezza dei delicatissimi compiti che ci attendono nei prossimi mesi.
Rapporto continuativo con i Presidenti e assemblee annuali
- Intendiamo mantenere un rapporto continuativo con i Presidenti di Sezione Milano e Provincia.
- Da dicembre sino a febbraio dovranno svolgersi le Assemblee annuali di Sezione, che però non devono avere un carattere rituale e formale. Lo sforzo deve essere rivolto a garantire la partecipazione di un notevole numero di iscritti e simpatizzanti, con i quali avviare un dialogo vero sulle questioni riguardanti l’iniziativa politica e il rafforzamento organizzativo della nostra Associazione attraverso la campagna del tesseramento.
Rafforzamento organizzativo
- Siamo impegnati a rafforzare i Coordinamenti nelle nove zone della Città, tanto più importanti in questa fase in cui abbiamo nei nove Consigli di Zona, maggioranze di centro-sinistra;
- Sabato 29 Ottobre si è svolto un incontro con i Presidenti di Sezione della Provincia nel corso del quale si è esaminata l’ipotesi sull’accorpamento delle zone, sulla base dei collegi provinciali, formulata dalla responsabile della provincia, Nora Radice. Nostra intenzione è quella di individuare responsabili o referenti nelle zone della Provincia, per consolidare e agevolare il rapporto con il Comitato Provinciale.
Università milanesi e Scuole
Nostra intenzione è di stabilire un rapporto stabile, non soltanto con tutte le scuole di ogni ordine e grado, ma anche con le Università milanesi, nella prospettiva di costituire sezioni universitarie.
- E’ stata predisposta una lettera per le Università milanesi da inviare ai docenti, con l’invito a momenti di incontro con noi.
- Stiamo cercando di mettere insieme un gruppo costituito da docenti universitari e studenti
Iniziative culturale e memoria storica
Intenso è il nostro impegno a promuovere iniziative di carattere culturale, come la presentazione di libri, allo scopo di rendere viva e di attualizzare la memoria storica.
Casa della Memoria
- Abbiamo incontrato il 26 Ottobre scorso, insieme all’ANED l’Assessore all’urbanistica De Cesaris che ha invitato i futuri inquilini (ANPI, ANED, INSMLI, AIVITER, Familiari di Piazza Fontana) a decidere rapidamente gli spazi, entro la fine di novembre, perché i lavori possano partire alla fine del 2012. Successivamente si è svolta una serie di incontri con i progettisti della Casa della Memoria per definire gli spazi da riservare alle cinque Associazioni che ne faranno parte: ANPI, ANED, Associazione Familiari di Piazza Fontana, Associazione Vittime Terrorismo e Istituto Nazionale Storia del Movimento di Liberazione.

sabato 3 dicembre 2011

XXXXII ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI PIAZZA FONTANA

COMITATO PERMANENTE ANTIFASCISTA
CONTRO IL TERRORISMO
PER LA DIFESA DELL’ORDINE REPUBBLICANO
12 Dicembre 1969 – 12 dicembre 2011

XXXXII ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI PIAZZA FONTANA

Il 12 dicembre del 1969 una bomba ad alto potenziale e di chiara matrice neofascista esplodeva nella Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano provocando 17 morti e 84 feriti. Fu l’inizio della strategia della tensione e il preludio alla stagione del terrorismo e dell’eversione in Italia.

Nonostante numerosi processi e diverse sentenze, nonostante i colpevoli siano stati chiaramente individuati, per questa strage nessuno ha pagato. A 42 anni dalla strage, il Comitato Permanente Antifascista contro il terrorismo e per la difesa dell’ordine repubblicano, d’intesa con i Familiari delle Vittime promuove una serie di iniziative non solo per rendere il doveroso tributo di memoria ai caduti, ai feriti ed ai familiari, ma anche per riflettere su una vicenda che presenta ancora troppi lati oscuri, anche per ciò che attiene al ruolo svolto da parti dello Stato.

Vogliamo verità e giustizia, vogliamo che si aprano tutti gli armadi e si svelino tutti i segreti, anche per essere certi che queste tragiche vicende non possano verificarsi mai più.

Alle iniziative in programma sono vivamente invitati a partecipare tutti i cittadini.


MANIFESTAZIONE DEL 12 DICEMBRE
(manifestazione dedicata alla memoria)

ore 14,30 Consiglio Comunale straordinario.

Sono previsti gli interventi di:

- Basilio Rizzo, Presidente del Consiglio Comunale
- Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano
- Carlo Arnoldi, Presidente dell’Associazione Vittime di Piazza Fontana

ore 16,30 appuntamento in Piazza Fontana con i Gonfaloni dei Comuni, e le bandiere delle Associazioni Partigiane;

ore 16,37 deposizione delle corone alla presenza delle Autorità;

ore 17,30 Corteo con partenza da Piazza della Scala;

ore 18,00 Piazza Fontana interventi di:

- Carlo Arnoldi, Presidente dell’Associazione Vittime di Piazza Fontana
- Danilo Galvagni, Segretario Generale della CISL
- Prof. Carlo Smuraglia, Presidente Nazionale ANPI
- Presenta Carla Bianchi Iacono Associazione Nazionale Partigiani Cristiani

MANIFESTAZIONE  13 DICEMBRE
Ore 18,00 presso sala Buozzi Camera del Lavoro di Milano Corso di Porta Vittoria 43

In apertura:

Monologo di Daniele Biacchessi
“Piazza Fontana, il giorno dell’innocenza perduta“

Presentazione del libro di Fortunato Zinni:
“Piazza Fontana nessuno è Stato“

Partecipano con l’autore:
- Carlo Arnoldi, Presidente dell’Associazione Vittime di Piazza Fontana
- Pietro Chiesa, figlio di Francesca Dendena
- Federica Dendena, nipote di Francesca Dendena
- Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano
- Onorio Rosati, Segretario Generale della Camera del Lavoro di Milano
- Guido Salvini, Magistrato
- Coordina Roberto Cenati, Presidente ANPI Provinciale di Milano

La sezione ANPI di Trezzo sull'Adda sarà presente con la propria bandiera in piazza. Invita iscritti e simpatizzanti a partecipare alla manifestazione. Per chi volesse partecipare: anpitrezzo@virgilio.it

martedì 1 novembre 2011

La festa delle forze armate e dell'unità nazionale

Questo il manifesto che la Confederazione italiana fra le associazioni combattentistiche e partigiane ha diffuso per la giornata delle Forze armate, festa dell'unità nazionale.

CONFEDERAZIONE ITALIANA
FRA LE ASSOCIAZIONI COMBATTENTISTICHE
E PARTIGIANE

IV NOVEMBRE

GIORNATA DELLE FORZE ARMATE
FESTA DELL'UNITA NAZIONALE

I Combattenti, Decorati al Valor Militare, Congiunti dei Caduti, Mutilati ed Invalidi di Guerra, Protagonisti della Guerra di Liberazione e della Resistenza, Reduci dalla Deportazione, dall’Internamento e dalla Prigionia,
CELEBRANO
l'evento conclusivo del primo conflitto mondiale che porta a compimento gli obiettivi dei Risorgimento;
INTERPRETANO
il sentimento del popolo Italiano di attaccamento all'Unità della Patria;
RICORDANO
quanti, fedeli alla nostra Bandiera, sacrificarono la loro esistenza agli ideali di amor di Patria, di indipendenza, di libertà e di democrazia,
ESPRIMONO
gratitudine alle Forze Armate, presidio delle libere Istituzioni, e a tutti i militari che rischiano la propria vita fuori dal territorio nazionale;
SI IMPEGNANO
a trasmettere alle nuove generazioni la memoria degli eventi che hanno caratterizzato la storia della nostra Patria.

      La Confederazione Italiana fra le
Associazioni Combattentistiche e Partigiane
Roma, 4 novembre 2011
link permanente a questa pagina: http://www.anpi.it/a582/

giovedì 27 ottobre 2011

28 OTTOBRE 1922 - MARCIA SU ROMA

Domani cade una data importante per la storia del notro paese: 28 ottobre marcia su Roma. Pochi, fortunatamente, ricorderanno con nostalgia quella nera data che diede inizio al periodo più orribile ed infausto della nostra millenaria civiltà: il ventennio fascista di Mussolini. L'Italia cadde in un sonno dalla quale si risvegliò violentata e distrutta e potè risorgere, con il sacrificio di donne e uomini di ogni fede politica e provenienza, riscattando la dignità nazionale con la lotta partigiana e la Resistenza che portarono alla Costituzione e alla Repubblica. Anche la città di Trezzo sull'Adda ebbe i suoi martiri partigiani , che ricordiamo con rispetto e gratitudine, assieme a tutti coloro che si batterono tra il 1943 e il 1945 per la libertà, la democrazia e la giustizia. Mai come oggi, in questi momenti di crisi e di spinte disgregatrici, dobbiamo ricordare quel periodo in cui gli italiani seppero dare il meglio di se unendosi compatti gli uni agli altri.

W la Costituzione, W la Repubblica, W l'Italia.


giovedì 20 ottobre 2011

ANPI: "NON E' CON LEGGI ECCEZIONALI CHE SI REPRIME LA VIOLENZA"

Questo il documento che il Comitato nazionale dell'Anpi ha approvato oggi, 19 ottobre,  a commento dei gravi incidenti avvenuti a Roma.

"Il Comitato Nazionale dell'ANPI, a fronte dei gravissimi fatti accaduti sabato scorso a Roma; nell?esprimere la più sentita solidarietà a tutti coloro - e in particolare ai giovani -  a cui è stato impedito di esercitare liberamente e pacificamente un diritto costituzionale, tanto più rilevante in quanto contemporaneamente veniva esercitato in tutto il mondo (e senza incidenti), ed a tutti coloro che hanno  subito danni dalla violenza di un gruppo di estremisti reazionari;

condanna, nel modo più fermo, il comportamento di coloro che sono scesi in campo solo per praticare la violenza ed impedire una civile manifestazione di protesta, producendo danni gravissimi a persone e cose; ribadisce che è compito dello Stato garantire la libertà di manifestazione del pensiero e la libertà di riunione, per cui non ha senso rispondere ad un atto di odiosa violenza con divieti che, prima ed invece di colpire i violenti, finiscono per limitare i diritti dei cittadini, al di là e al di fuori della Carta Costituzionale;

depreca che una incomprensibile gestione dell'ordine pubblico non solo non sia riuscita a prevenire quanto accaduto ma addirittura abbia esposto la città di Roma, i manifestanti pacifici (che peraltro non hanno potuto svolgere la loro manifestazione) e gli stessi agenti di polizia e carabinieri a subire violenze ed attacchi, non essendo preparati e attrezzati adeguatamente per respingerli;

si oppone fermamente ad ogni ipotesi di interventi polizieschi ed autoritari sulla scia delle emozioni suscitate dalla sciagurata giornata di Roma; non è con leggi eccezionali che si reprime la violenza, ma applicando rigorosamente la normativa vigente e prevenendo ogni tentativo di violenza;

esprime seria preoccupazione per i rigurgiti di autoritarismo e di fascismo che si affacciano continuamente, in varie forme, nel nostro Paese approfittando di un clima ritenuto favorevole e della disgregazione della vita politica e istituzionale del nostro Paese;

si appella alla coscienza civile ed alla sensibilità di tutti i cittadini perché rispondano alla violenza con le armi della democrazia, vale a dire con l'esercizio dei fondamentali diritti civili e politici, la partecipazione, la manifestazione convinta di una decisa volontà di svolta e di cambiamento, verso un sistema politico e istituzionale rispondente finalmente ai principi contenuti nella Costituzione;

ribadisce che solo l'unità di tutte le forze democratiche può salvare il nostro Paese dal degrado civile, sociale e politico in cui è precipitato e che ormai è divenuto intollerabile per ogni cittadino consapevole dei diritti inalienabili e degli stessi fondamenti della democrazia".

sabato 15 ottobre 2011

Milano: "No al fascismo, per dignità, non per odio"

Protesta a Milano per l'atteggiamento della polizia a un presidio democratico, allarme per l'estendersi delle iniziative neofasciste ma anche mobilitazione  per dire no al fascismo "per dignità non per odio". Mobilitazione che culminerà sabato 29 ottobre, alle ore 17,30, con  un presidio alla Loggia dei Mercanti sotto la quale sorge il sacrario dei cittadini milanesi caduti per la libertà e dei deportati scomparsi nei lager nazisti.

"Bisogna tornare rapidamente ai valori di fondo che ispirano il nostro sistema democratico, non tollerando i tentativi eversivi, le nostalgie di un tempo fortunatamente passato, le speranze di rivincita. Milano vuole continuare a riaffermare la propria vocazione antifascista e democratica", sottolinea il Comitato Permanente Antifascista contro il Terrorismo per la Difesa dell’Ordine Repubblicano che ha indetto la manifestazione. (Segreteria organizzativa: Via S. Marco, 49 – Milano Tel. 02/76023372/73 - Fax: 02/784675).
 

Ma andiamo per ordine. La decisione è stata presa anche per quanto accaduto al presidio antifascista autorizzato di sabato 8 ottobre in Piazza Miani contro l'inaugurazione alla Barona, in via Tosi, della sede provinciale della Fiamma Tricolore-Destra sociale, indetto dal Comitato Antifascista per la difesa della democrazia e dal Coordinamento ANPI di zona sei, ha visto la partecipazione di circa duecento cittadini, del segretario della Camera del Lavoro di Milano, Onorio Rosati, di alcuni Consiglieri comunali e di zona, dei partiti democratici, delle associazioni e i movimenti del nostro territorio presenti con le loro bandiere e i loro simboli.
Dopo gli interventi, aperti a tutti, davanti alla lapide, che ricorda i caduti partigiani della Barona, i partecipanti al presidio hanno tentato di fare un breve corteo per le vie limitrofe, e poi terminare la manifestazione nuovamente in piazza Miani. La polizia si è schierata, in un’ora circa si sono sovrapposti e alternati al comando diversi funzionari, alimentando direttive e ipotesi non sempre chiare e precise, e nonostante il tentativo di mediazione di Rosati e dei Consiglieri comunali, hanno poi impedito qualsiasi spostamento al di fuori della piazza, eseguendo nello stesso tempo delle cariche contro i cittadini, che si stava predisponendo al corteo, e colpendo il Consigliere comunale Luca Gibillini, e il consigliere di zona Claudio Rovelli, che tentavano di frapporsi alle azioni decise e chiedendo motivazioni in merito.

Rilevano in un comunicato il Comitato antifascista per la difesa della democrazia di zona sei Milano, il Coordinamento ANPI Milano zona sei e Milano 13: "Nell'esprimere ai consiglieri la solidarietà dell’ANPI, e del Comitato Antifascista di zona sei sottolineiamo che l’iniziativa di protesta si stava svolgendo in modo del tutto pacifico e vedeva la partecipazione sia dei promotori, sia dei cittadini della zona Barona. Questa partecipazione era tanto più sentita, quanto più chiare erano, e sono, le ragioni dello sdegno dei cittadini di un quartiere che ha avuto oltre trenta caduti nella lotta antifascista. In un quartiere della zonasei di Milano, medaglia d’oro della Resistenza, l’apertura di sedi di organizzazioni fasciste che perfino nei loro simboli inneggiano alla morte, al razzismo, all’antisemitismo, al totalitarismo nazifascista e alla violenza non può che essere vissuto dalla cittadinanza come un insulto allastoria e alla Costituzione che proprio dalla lotta antifascista è nata".

L’ ANPI di zona e il Comitato Antifascista locale ritengono che il comportamento delle forze dell’ordine e della Questura non sia stato pienamente volto a mantenere il clima sereno della manifestazione, infatti, le stesse hanno assunto inizialmente una posizione quasi possibilista rispetto alla richiesta di compiere il breve corteo conclusivo (vista anche la totale tranquillità che aveva contraddistinto il presidio) ma in seguito hanno senza apparente motivo, modificato tale atteggiamento assumendo una posizione d’estrema rigidità.

Nel corso degli ultimi anni a Milano, città Medaglia d'Oro della Resistenza, ha registrato il reiterarsi di manifestazioni e iniziative di tipo dichiaratamente fascista, con l'apertura di nuove sedi e di nuovi punti di riferimento. Ultime in ordine di tempo sono l'apertura di Casa Pound a Quarto Oggiaro e della sede della Fiamma Tricolore, appunto alla Barona. E' inoltre preannunciata per sabato 29 ottobre 2011, una manifestazione nazionale di Forza Nuova a Milano contro "banche e usura", proprio in coincidenza con l'infausto anniversario della Marcia su Roma. Cui già tutta la città, ha risposto NO, organizzando nella stessa giornata e in contemporanea un presidio, manifestazione alla Loggia dei Mercanti.

"Milano - si anticipa - non può accettare tali provocazioni. Occorre un impegno comune, delle istituzioni, dell'associazionismo, dei cittadini affinché queste iniziative neofasciste abbiano finalmente a cessare e diventino improponibili nella nostra città che deve comunque compiere uno sforzo  collettivo per riflettere sulle ragioni profonde dell'intensificarsi di questo fenomeno e sulle finalità che si propongono i movimenti neofascisti. "Mentre chiediamo alle Istituzioni e alle Forze preposte alla difesa dell'Ordine Pubblico, un intervento immediato per impedire lo svolgimento della manifestazione di aperta apologia del fascismo promossa da Forza Nuova, invitiamo tutti gli antifascisti e i cittadini di zona sei alla massima attenzione e vigilanza, e la partecipazione al presidio della loggia dei Mercanti".

"Chiediamo inoltre all’Istituzione a noi più vicina, il CDZ sei, di predisporre un’adeguata opera culturale e politica per far conoscere ai cittadini, cosa sia il fascismo e il razzismo. Un documento condiviso da far conoscere alla cittadinanza, in cui si ricordi il valore della Costituzione, in cui si evidenzi ancora una volta le radici di Milano e della nostra Repubblica. Bisogna tornare rapidamente ai principi e ai valori fondamentali che ispirano il nostro sistema democratico e non tollerare i tentativi eversivi. La città nel suo insieme, dai quartieri e dalle zone, deve tornare a esprimere appieno la sua vocazione antifascista e democratica".

“Il fascismo per me non può essere considerato una fede politica… il fascismo è l'antitesi di tutte le fedi politiche [...], perché opprime le fedi altrui”. Sandro Pertini.

lunedì 26 settembre 2011

NAPOLITANO: LE REPUBBLICHE PARTIGIANE PREZIOSO LABORATORIO DI DEMOCRAZIA

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato al presidente regionale dell'ANPI Friuli Venezia Giulia, Federico Vincenti, un messaggio di saluto alla manifestazione in ricordo della libera Repubblica partigiana di Carnia che si terrà domenica 25 settembre ad Ampezzo e al parallelo  convegno dell’Università di Udine, un messaggio di saluto sottolineando che queste iniziative “rinnovano la memoria di una breve ma straordinaria vicenda della lotta partigiana in Italia”.

“Protagoniste – aggiunge Napolitano - di una resistenza militare che seppe opporsi con grande coraggio alle preponderanti forze nemiche e che scrisse importanti pagine di eroismo e di sacrificio le Repubbliche partigiane costituirono il primo, organico tentativo di inastaurare governi fondati sui principi di libertà, eguaglianza e solidarietà, e un prezioso laboratorio di sperimentazione istituzionale ispirato ai valori più autentici della democrazia”.

giovedì 8 settembre 2011

8 settembre 2011. Commemorazione a Trezzo sull'Adda al monumento dei deportati di Concesa

Oggi, 8 settembre, per ricordare tale data e, come da tradizione a Trezzo sull'Adda,  i deportati nei campi nazisti stamattina, alle ore 10, si è svolta la cerimonia di deposizione di una corona d'alloro ai piedi del monumento in quel di Concesa. Presenti: il consigliere di maggioranza Ceresoli, il presidente dell'Associazione Carabinieri di Trezzo, il presidente dell'ANPI di Trezzo e il consigliere del direttivo dell'ANPI di Trezzo Monzani. W  la Resistenza, W la Repubblica italiana e l'Europa libera e democratica, W i deportati che, col loro sacrificio, le hanno rese possibili. Ignominia in eterno per i carnefici.

SEZIONE DI TREZZO SULL'ADDA
IL PRESIDENTE
     

domenica 4 settembre 2011

IL 25 APRILE NON SI TOCCA: BATTAGLIA VINTA.

Battaglia vinta. Il 25 aprile non si tocca. E nemmeno il primo maggio e il 2 giugno. Così come buon senso imponeva prima ancora, forse, che  per il rispetto che si deve alla storia.

In commissione bilancio la maggioranza ha fatto marcia indietro e le tre feste laiche tornano a essere tali. Una vittoria di tutti democratici e gli antifascisti che subito si erano opposti a una decisione assurda e immotivata.

Ma una vittoria innanzitutto dell'Anpi che aveva mobilitato tutte le sue energie per una campagna capillare sul terrirorio.

"Naturalmente sono soddisfatto di questa vittoria della ragione, del buon senso e anche, me lo si consenta, della forza dei nostri argomenti", ha subito commentato Carlo Smuraglia, Presidente Nazionale ANPI.

"Non sono abituato a cantar vittoria, né tantomeno a rivendicare primazie: devo dire che questa è una vittoria di tutti anche se grande e bella è stata la nostra battaglia di agosto".

"Ringrazio - ha aggiunto - tutti i nostri militanti ed i cittadini che si sono impegnati in questo periodo in mille forme. Ringrazio anche i gruppi parlamentari che si sono trovati d'accordo sul sopprimere una norma inutile ed inaccettabile moralmente e politicamente. Un ringraziamento particolare va al Presidente del Senato per il suo impegno personale in questa vicenda".

Una dichiarazione che si chiude con un appello: "Ovviamente - sottolinea Smuraglia - dobbiamo restare vigilanti perché ci stiamo abituando alle sorprese più impensate ed ai cambiamenti di rotta: l'iter parlamentare del provvedimento non è ancora ultimato. Ma confido che, una volta prevalsa la ragione, di queste festività non se ne parli più, se non per festeggiarle tutte insieme come un patrimonio ideale del Paese".

La marcia indietro della maggioranza di centro destra è arrivata ieri  2 settembre al termine di una intensa mobilitazione dell'Anpi.

Si ricorda la riunione straordinaria della segreteria nazionale dell'Anpi che si era conclusa con un appello dal titolo: “Gli italiani si mobilitino per salvare il 25 aprile, il 1° maggio e il 2 giugno”.
Una protesta che era iniziata subito dopo il varo della prima manovra economica con una lettera del presidente nazionale dell’Anpi, Carlo Smuraglia, ai presidenti dei gruppi parlamentari del Senato e della Camera dei Deputati, in cui si annunciava la mobilitazione dell’Anpi.

Mobilitazione che peraltro era scattata già all’indomani della proposta con la presa di posizione del Comitato nazionale dell’Anpi. A cui aveva fatto seguito, in moltissime città, il moltiplicarsi delle iniziative di protesta.  Citiamo in ordine sparso, la prese di posizione dell’Anpi di Palermo così come quella di Rimini, la raccolta di firme lanciata a Milano, la lettera al premier dell’Anpi di Modena, gli incontri con gli amministratori organizzati a Salerno, le sollecitazioni fatte pervenire a tutti i parlamentari locali dall’Anpi di Perugia e dall'Anpi di Ravenna. 

giovedì 25 agosto 2011

8 SETTEMBRE - IN RICORDO DEI DEPORTATI NEI CAMPI DI STERMINIO NAZISTI

Si avvicina la ricorrenza dell'8 settembre che ricorda l'armistizio del 1943. Questa data ha una valenza particolare a Trezzo sull'Adda che ricorda quanti: dagli ebrei, di cui mai potremo dimenticare il progetto di sterminio subito, agli operai e ai militari che si rifiutarono di servire il Reich, o come schiavi nelle fabbriche o come aguzzini nell'esercito nazista, e vennero deportati nei campi di sterminio nazisti e fascisti. Quest'anno, accanto a loro,  vorrei ci ricordassimo anche di: rom, omosessuali e persone con handicap fisici o mentali. Costoro sono stati tra i primi a sperimentare il funzionamento dell'orribile macchina di morte messa in atto da uomini contro altri uomini, allo scopo di produrre una società di perfetti uguali. Ancora oggi, nella nostra pacifica e prospera Europa ed in Italia, sembra esserci chi vorrebbe continuare, e terminare, il lavoro cominciato da Mussolini, da Hitler e dai criminali loro accoliti. Non possiamo dimenticare l'orrenda strage dell'isola di Utoya, nella pacifica e progredita Norvegia, di 90 ragazzi da parte di un esaltato, Anders Behring Breivik,  che li incolpava, in quanto giovani laburisti, di aver ridotto ad un meltingpot , fatto però di integrazione e tolleranza, la sua pura terra vichinga e cristiana e li ha uccisi nell'illusione di poter tornare così, a quel personale ideale nibelungico e crociato. Recentemente, in Slovacchia, il governo locale ha impostato una campagna di regolazione delle nascite, nelle comunità rom, prevedendo perfino la sterilizzazione delle donne che, per quanto sembri essere su base volontaria, rimane una proposta agghiacciante. In italia vediamo continuamente negati i diritti degli omosessuali, che vengono spesso aggrediti per strada, anche attraverso il rifiuto di aggravare le pene previste per la discriminazione e la violenza subita. Grave è che sia attivo un movimento, il Partito Nazionalista del Popolo Italiano con chiari riferimenti nazisti (il simbolo è il "sole nero" usato nei riti delle SS),  che ha nei suoi intendimenti, tra gli altri, l'epurazione degli omosessuali. Perchè ciò accade ancora oggi, dobbiamo ricordare cosa è successo nei campi di stermino nazisti 65/70 anni fa, dobbiamo ricordare sempre la lotta e il sacrificio, dei partigiani, degli alleati, dei soldati, degli operai, per liberare il nostro paese e l'Europa dalla notte nazifascista,  e la sofferenza di chi ha conosciuto la deportazione e l'internamento perchè tutto ciò non abbia mai più ad accadere. Infine vorrei ricordare RUDOLF BRAZDA, prigioniero omosessuale numero 7952 internato a Buchenwald dal 1942 al 1945,  morto quest'anno all'età di 98 anni. A lui va il nostro deferente ricordo in memoria di tutti coloro che hanno sofferto per la pazzia dell'idea di un mondo di perfetti uguali.

SEZIONE DI TREZZO SULL'ADDA - IL PRESIDENTE


martedì 23 agosto 2011

UNA MANOVRA DA CAMBIARE

Diciamolo subito, a scanso di equivoci: nessun dubbio che sia necessaria una manovra economica per risanare i conti dello Stato ed evitare un collasso del sistema Italia che sarebbe pagato innanzitutto dalle fasce più deboli della popolazione.

Ma una manovra da lagrime e sangue per funzionare davvero deve avere due requisiti di base: esprimere equità (ossia chi più ha, più dà) e sollecitare la partecipazione alla difesa della casa comune.

Questi obiettivi sono contenuti nella manovra presentata da Berlusconi e Tremonti? Onestamente non lo crediamo.

Vogliamo evitare una critica puntuale alle diverse misure illustrate, ad esempio a quel contributo di solidarietà che non fa nessuna differenza tra single e famiglie numerose.
Così come si potrebbero sottolineare le strane dimenticanze del pacchetto anticrisi che sembrano tanti bei regalini agli evasori.

No, la critica nel merito preferiamo rinviarla al testo definitivo, quello che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, controfirmerà.

Se non altro perché quello che sembrava un provvedimento blindatissimo col passare dei giorni, anzi delle ore, sta diventando apertissimo ai cambiamenti. 

Ma non ce ne lamentiamo affatto: ben venga se il Parlamento sarà capace di modificarlo nell’interesse generale degli italiani secondo i principi dell’equità e della difesa della casa comune. 

Insomma, vogliamo essere a tutti i costi ottimisti. Anche rispetto al futuro concreto di quelle scelte simboliche (di economico, infatti, non hanno praticamente nulla)  che sono le specchio della confusione ideale di una parte della classe politica italiana. 

Già, l’abolizione del 25 aprile (festa della Liberazione), del 1° maggio (festa dei lavoratori)  e del 2 giugno (festa della Repubblica). Un’idea malsana nata in quelche mente che vuole a tutti i costi la sua personale e vendicativa rivincita, che peraltro avrebbe scarsi o nulli effetti economici (a dirlo sono gli stessi operatori economici  del settore turismo).

Nessun commento. Pensate solo cosa direbbe un francese se Nicolas Sarkozy volesse abolire il 14 luglio (la presa della Bastiglia e la fine dell’assolutismo) o un americano se Barack Obama proponesse di cancellare il 4 luglio, ossia la festa dell’Indipendenza.

Appunto, una manovra da lagrime e sangue per funzionare deve esprimere equità e sollecitare la difesa della casa comune: che ha la sua bandiera e le sue feste. Che non si toccano.

lunedì 15 agosto 2011

NO ALL'ABOLIZIONE DELLA FESTA DEL 25 APRILE

Numerose proteste per la volontà del governo Berlusconi di abolire alcune festività laiche tra cui il 25 aprile (oltre al 1° maggio, festa dei lavoratori, e al 2 giugno, quella della Repubblica), ossia la giornata che celebra e ricorda la liberazione dell'Italia dai nazifascisti e il ritorno della dmocrazia.

Da qui una netta presa di posizione del Comiatato nazionale dell'Anpi. "Da quanto si apprende dai giornali - si rileva nel comunicato -  tra i provvedimenti che il Governo si accinge ad adottare - in relazione all'aggravarsi della crisi - ci sarebbe quello dell'accorpamento di alcune feste "non concordatarie" nella domenica più vicina oppure al lunedì. Ancora una volta saremmo di fronte ad una misura che molti considerano di scarsissima efficacia e poco corrispondente all'equità e alla ragionevolezza, sempre necessarie quando si richiedono sacrifici. Un provvedimento che, guarda caso, riguarderebbe le uniche festività laiche sopravvissute (25 aprile, 1 maggio, 2 giugno), dotate di grande significato storico e di notevolissima valenza politica e sociale". 

"L'ANPI- si sottolinea -  portatrice e sostenitrice dei valori che quelle festività rappresentano, non può che manifestare la propria, vivissima preoccupazione e chiedere con forza un ripensamento che escluda misure di questo genere, prevedendone altre che siano fornite di sicura e pacifica efficacia, non contrastino con valori storico-politici da tempo consolidati  e soprattutto corrispondano a criteri di equità politica e sociale". 

giovedì 11 agosto 2011

Contro ogni fascismo, anche se non ha la camicia nera

Quello che segue è l'intervento di Roberto Cenati, presidente provinciale di ANPI Mìlano alla manifestazione per ricordare i martiri di piazzale Loreto.
“La sera del 10 agosto 1945 in piazzale Loreto – ricordava Antonio Greppi, il primo sindaco della Milano liberata -il popolo milanese si raccolse per la commemorazione dei Quindici Martiri, nel primo anniversario del sacrificio. Una stele di marmo era stata eretta sul lembo di terra dove erano caduti. Parlarono i rappresentanti dei Partiti del Comitato di Liberazione, poi io presi la parola in nome della città.Con Marcella Principato e Nanda Fogagnolo c’erano le vedove, le madri, le famiglie dei martiri. La grande piazza era ancora scarsamente illuminata e molti cumuli di macerie aspettavano di essere portati via. Ma più che mai l’anima di Milano era una sola.” E il 14 maggio 1946, dopo le prime elezioni libere,  Antonio Greppi osservava : “Il popolo delle 5 Giornate, del 1898, del 1945; di Amatore Sciesa, delle barricate, dei Martiri di Loreto, sarà il nostro più vero e ascoltato Consiglio Comunale”. Con la stessa intensità, questa sera, Milano rinnova l’omaggio ai Martiri di Piazzale Loreto.
 
Nella vicenda dell’eccidio dei 15 Martiri, come in tanti altri tragici episodi avvenuti  nel nostro Paese nell’estate del 1944, proprio quando sembrava che la guerra volgesse al termine il contributo dei repubblichini si rivela determinante. Senza la loro collaborazione i tedeschi, da soli, non sarebbero riusciti ad arrestare, torturare e deportare nei campi di concentramento, tanti nostri concittadini.

A distanza di 67 anni è doveroso ricordare che il governo di Salò nasce come governo illegale, come è ben chiarito dalla sentenza del 16 luglio 1945 della Suprema Corte di Cassazione. “La pseudo Repubblica Sociale Italiana” -  vi si legge -  “non fu mai uno stato vero e proprio, sia perché mancò il libero consenso popolare alla sua costituzione, sia perché fu combattuta dallo stato legittimo attraverso la guerra dichiarata alla Germania il 13 ottobre 1943, della quale essa era strumento. Non essendosi perciò la nazione divisa in due stati, né avendo lo stato legittimo sciolto mai i cittadini dal vincolo di sudditanza, quelli tra essi che si posero contro la nazione prestandosi a favorire il tedesco invasore non potevano non essere ritenuti traditori quali collaborazionisti del nemico”.

E’ un regime quello di Salò, ma il discorso va esteso anche all’intero periodo fascista,  che si instaura contro i valori della civiltà, di questa civiltà nostra che si basa sugli ideali che nascono con la rivoluzione inglese e francese, con il movimento operaio, che sono poi i valori della libertà (e non il disvalore della dittatura) i valori dell’uguaglianza e della solidarietà (contro i nazionalismi esasperati e il razzismo che erano le bandiere dei nazisti e dei fascisti).

Ora, con la proposta di legge Fontana n. 3442, recentemente approvata in Commissione Difesa della Camera dei Deputati, si vuole conferire il riconoscimento giuridico a tutte indistintamente le associazioni combattentistiche e d’arma, anche a quelle, quindi, che richiamano la loro azione alla Repubblica di Salò, mettendo sullo stesso piano partigiani e repubblichini. L’ANPI e le Associazioni Resistenziali continueranno ad opporsi con ogni mezzo a questo disegno chiamando alla mobilitazione iscritti, cittadini, forze politiche, associazioni democratiche. D’altra parte questa proposta, come il progetto di legge che si prefigge di abolire la XII norma transitoria e finale della Costituzione che “vieta la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista”, è frutto della deriva revisionistica in atto ormai da diversi anni nel nostro Paese. Si vuole non solo a mettere sullo stesso piano repubblichini e partigiani, ma  rivalutare pienamente il fascismo e i suoi simboli.

E’ dunque inevitabile che questo clima favorisca i rigurgiti neofascisti e neonazisti nel nostro Paese. E’ del 22 luglio scorso la notizia comparsa sulla stampa nazionale di un elenco di 162 nomi di professori universitari e magistrati finiti in una lista pubblicata su Internet perché con cognome ebreo. Ed è dell’8 luglio scorso la gravissima provocazione neofascista, avvenuta dopo ben quarant’anni, contro la Camera del Lavoro di Milano, luogo simbolo della democrazia nella nostra città. Auguriamo all’attivista sindacale seriamente ferito nel corso dell’aggressione neofascista, una completa e definitiva guarigione.

Nella nostra città in particolare si stanno intensificando le manifestazioni di tipo dichiaratamente fascista e nazista, perfino con l’apertura di nuove sedi e di nuovi punti di riferimento. Occorre un impegno comune delle istituzioni, delle forze politiche, dell’associazionismo, dei cittadini affinché queste inaccettabili aggressioni neofasciste abbiano finalmente a cessare e diventino improponibili a Milano, città Medaglia d’Oro della Resistenza. E’ preciso e insostituibile compito del Comitato Permanente Antifascista chiamare i cittadini milanesi alla massima vigilanza in questa delicatissima fase, compiere tutti gli opportuni passi presso le Forze preposte alla difesa dell’ordine pubblico e soprattutto favorire interventi nelle scuole, tra le giovani generazioni, perché i nostri ragazzi sappiano quali sciagure ha provocato il fascismo nel nostro Paese e non cadano preda di ideologie eversive. Credo inoltre che sia quanto mai opportuno avviare una urgente riflessione collettiva che potrebbe sfociare in un importante convegno su quanto sta avvenendo a Milano, sulle ragioni profonde della reviviscenza di movimenti, atteggiamenti, iniziative fasciste e naziste, sulle finalità che si propongono, sulle coperture e sulle protezioni di cui godono.

La riflessione deve necessariamente estendersi anche al di fuori dei nostri confini e deve riguardare il diffondersi  di movimenti neofascisti, antidemocratici  e populisti nella stessa Europa. Il terribile eccidio compiuto ad Oslo è stato forse opera di una sola persona che però è rappresentativa di un segmento oscuro della società norvegese. Lo dimostra il fatto che l’autore di quella terribile strage fosse attivo su un sito dell’estrema destra norvegese che ospitava interventi  caratterizzati da sentimenti contrari all’immigrazione e xenofobi. Non è un caso che siano stati presi di mira proprio i giovani laburisti norvegesi proprio perché chiedevano una maggiore apertura e più multiculturalismo. Il rifiuto dello straniero la chiusura delle frontiere mentali prima ancora che geografiche caratterizzano questi movimenti.

Ma se è vero che la diffusione dei movimenti  neofascisti nel nostro Paese è stata favorita dalla deriva revisionistica sarebbe tuttavia limitativo fermarsi a questa constatazione. Bisogna infatti considerare che l’intensificarsi di questo preoccupante fenomeno è largamente favorito anche dai reiterati  attacchi alla Costituzione, alle istituzioni di garanzia, alla  magistratura, al capo dello Stato, dei quali si rende ormai da tempo protagonista  il Presidente del Consiglio. Da questo fronte, soprattutto, proviene la minaccia più seria e più pericolosa alla nostra democrazia. Ammoniva giustamente il Presidente nazionale dell’ANPI Carlo Smuraglia al termine della straordinaria manifestazione in piazza Duomo per il  25 aprile: “Noi non ci fermiamo al fascismo in camicia nera, ma a tutto ciò che sa di limitazione della libertà, di contestazione dei principi di fondo della nostra Costituzione, di disprezzo delle regole. Ciò che conta è tenere sempre presente  la storia e ricordarci che essa ci insegna che i pericoli per la democrazia possono assumere aspetti multiformi e non debbono mai essere sottovalutati. Quando si osa persino proporre di modificare l’articolo 1 della Costituzione, vuol dire che siamo già oltre il limite della tollerabilità ed è indispensabile reagire con forza e con fermezza”.

L’omaggio che noi ogni anno rendiamo ai Quindici Martiri di Piazzale Loreto, come a chi ha sacrificato la propria vita per la libertà, rientra nel nostro dovere di affermare quel che di meglio abbiamo storicamente espresso e rappresentiamo, perché “l’identità, la consapevolezza storica, l’orgoglio nazionale di un paese – sosteneva il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo intervento del 24 aprile 2010 alla Scala - traggono forza dalla coltivazione e valorizzazione di fatti, di figure, di simboli, in cui il popolo, in cui i cittadini possano riconoscersi traendone motivi di fierezza e di fiducia”.

Di questi simboli, di questi esempi sui quali si costruisce e si consolida la nostra identità nazionale, abbiamo bisogno in questa delicatissima fase storica, caratterizzata dall’emergere di gravissime trame inquinanti ad opera della nuova P3 e P4, dalla caduta sempre più preoccupante  dell’etica pubblica, dal prevalere di egoismi e personalismi, dal proliferare di leggi “ad personam”,  da una crisi economica e sociale sempre più grave che sta pesantemente ricadendo sugli strati più deboli della popolazione. L’elemento forse più preoccupante è costituito dal fatto che tra i rimedi escogitati dal governo per  fronteggiare la straordinaria emergenza economica, non sono contemplati il rafforzamento del potere d’acquisto dei lavoratori, il rilancio dei consumi, il finanziamento degli investimenti, l’abbattimento dell’evasione fiscale, ma la controriforma  dello Statuto dei Lavoratori, la modifica dell’articolo 41 della Costituzione che subordina l’iniziativa privata all’utilità pubblica e l’introduzione nella Carta Costituzionale del vincolo al pareggio del bilancio. Fine ultimo sembra proprio quello di colpire il lavoro, valore fondante della Repubblica democratica e lo spirito stesso della Costituzione che nella parte attinente alla persona ed al lavoro ha ispirato principi e valori fondamentali recepiti nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un confortante risveglio delle coscienze, ma bisogna fare di più. Occorre un ulteriore sussulto, un maggiore e forte  impegno di tutti a difesa dei valori su cui si fonda la nostra Repubblica nata dalla Resistenza. In questa battaglia sono impegnate le associazioni resistenziali, così come nella incessante azione volta a fare memoria legandola alla conoscenza storica. Il compito che ci si propone non è solo quello di tributare il doveroso omaggio a chi ha sacrificato la vita per la libertà, ma di far rivivere i valori della  pace, della solidarietà, della giustizia sociale, della politica posta al servizio del bene comune e non di interessi di parte, che animò i partigiani e  i combattenti per la libertà, i quali, dopo aver liberato l’Italia dal nazifascismo, ritornarono alle loro occupazioni senza nulla chiedere e nulla pretendere. Il richiamo all’esempio di chi ha combattuto nelle file della Resistenza, unicamente animato dall’interesse generale,  deve rappresentare e costituire un forte monito alla società contemporanea travagliata dall’emergere di una sempre più grave e preoccupante questione morale. 

 Sosteneva su “Patria Indipendente” del 9 aprile 1978, Gina Borellini, una delle 19 donne decorate di Medaglia d’Oro al Valor Militare che “il grande valore del moto di liberazione nazionale sta nel fatto che non fu soltanto lotta contro il fascismo e il nazismo, ma lotta dura e cruenta, per costruire una società diversa, per affermare nuovi valori dove al centro fosse posta la persona umana, uomo-donna, con pari diritti e doveri senza distinzioni di sesso, di razza, di fede politica o religiosa, con le sue esigenze di libertà, di dignità, di cultura, di lavoro, di giustizia.” “Così – concludeva - venne scritto nel programma per l’avvenire: la Costituzione Repubblicana”.  E vorrei qui ricordare due donne straordinarie che ci hanno lasciato recentemente: Nella Marcellino, giovanissima organizzatrice a Torino degli scioperi del 1942 e del 1943 e Alba Rossi Dell’Acqua, attiva nella Resistenza milanese a fianco di Quintino Di Vona e poi partigiana con le formazioni di Moscatelli. Infine un caro saluto e un affettuoso abbraccio da tutti noi a Nori Brambilla Pesce dalla fine di luglio ricoverata in ospedale per seri motivi di salute.

Queste donne rappresentano emblematicamente le 35 mila partigiane combattenti, le 20 mila patriote, le 70 mila iscritte al “Gruppi di Difesa della Donna”, le 2750 cadute in combattimento o fucilate, le 3 mila deportate, le 4 mila denunciate ed arrestate. E’ anche grazie al loro sacrificio e alla loro lotta se l’Italia è riuscita a liberarsi dall’oppressione nazifascista. 

I messaggi e le lettere che i Quindici Martiri ci hanno lasciato dai quali traspare una concezione della patria e della famiglia profondamente diverse da quella retorica e ridondante del fascismo, costituiscono forse il modo migliore di ricordare il 150° dell’Unità d’Italia. Quell’Unità rappresenta oggi una conquista irrinunciabile per contare in Europa e nel mondo; essa non può considerarsi un residuo del passato o essere oggetto di stravaganti proposte come il decentramento di alcuni ministeri, in contrasto con l’articolo 114 della Costituzione che dichiara Roma capitale della Repubblica.
 I Quindici Martiri di piazzale Loreto sono stati l’anima di una Milano che opponendosi al fascismo  lottava per la libertà e la democrazia, fino al sacrificio della propria vita. Il loro esempio costituisce un  forte monito anche per noi, perché, raccogliendo l’eredità che ci hanno lasciato,  continuiamo a batterci, per una società più libera e più giusta in grado di assicurare una vita serena agli anziani e soprattutto ai giovani. Forse non ci rendiamo sufficientemente conto che se non apriamo alle giovani generazioni   nuove possibilità di occupazione e di vita dignitosa la partita del futuro è persa non solo per loro, ma per tutti: ed è in scacco la stessa democrazia nel nostro Paese. Un’ultima osservazione, infine. Nelle linee programmatiche approvate dalla Amministrazione comunale di centro sinistra viene riaffermato un punto molto importante, già riconosciuto da Pisapia nel suo messaggio inviato all’ANPI e all’ANED nel corso della campagna elettorale: il riconoscimento di Milano come capitale dell’Antifascismo e della Resistenza. Ed è proprio nel solco di questa gloriosa tradizione che chiederemo al Sindaco di Milano, oltre all’impegno alla realizzazione della Casa della Memoria, la restituzione di onore e  dignità al sacrario dei Caduti situato sotto la Loggia dei Mercanti, sia vietando che si svolgano  manifestazioni che nulla hanno a che fare con la solennità del luogo, sia richiedendo interventi sullo stato di degrado in cui da tempo versano le lastre di bronzo  su cui sono scolpiti i nomi dei Partigiani e dei Deportati milanesi. Sulla targa posta all’esterno della loggia che ricorda i Caduti si legge: “In supremo anelito di libertà hanno donato la vita. Milano ne conserva i nomi gloriosi alla storia”. Abbiamo il dovere di tenere viva la memoria di questa storia gloriosa bene riassunta nella motivazione della Medaglia d’Oro alla città di  Milano, che lega le epiche Cinque Giornate e il Primo Risorgimento al Secondo Risorgimento e alla Resistenza.

Ricordava Gian Battista Stucchi, autorevole esponente del Comando del Corpo Volontari della Libertà che “a differenza di altri eventi che pure fanno la nostra storia, la Resistenza ha il privilegio di non invecchiare. Essa è presente in ogni ricorrenza, più viva che mai, a ricordarci non il dovere compiuto,  ma il dovere da compiere”  ed Enzo Biagi era solito ripetere che una certa Resistenza non è mai finita, perché c’è sempre da resistere a qualcosa, a certi poteri, a certe promesse, a certi servilismi.

Credo che sia nostro compito continuare su questa strada.
 

lunedì 1 agosto 2011

Manifestazione a ricordo dei 15 martiri di piazza Loreto

Il Comitato Permanente Antifascista organizza per mercoledì 10 agosto la manifestazione a ricordo dei 15 partigiani fucilati in Piazzale Loreto a Milano, nel 1944.

Le celebrazioni si svolgeranno in Piazzale Loreto , con questo programma.
Ore 10,00  -   Deposizione di corone alla stele che ricorda i  15 Martiri.

La celebrazione verrà condotta da Carla  Bianchi Jacono dell'A.N.P.C. (Ass. Naz. Partigiani Cristiani).

Interverranno: Maria  Grazia  Guida, vicesindaco del Comune di Milano, Paolo  Del Nero,  assessore, in rappresentanza della Provincia di Milano,  Fabio  Saldini,  delegato, in rappresentanza della Regione Lombardia.

Per i familiari delle vittime : Massimo Castoldi, Sergio Temolo.

Ore 21,00  -  Manifestazione Antifascista.

Interverranno: Sergio FOGAGNOLO, presidente dell'Associazione Le Radici della Pace. 
Gianni MARIANI, della F.I.A.P. (Federaz. Italiana Associazioni Partigiane).

Roberto CENATI, Presidente A.N.P.I.  Provinciale di  Milano, interverrà a nome del Comitato Antifascista.

Seguiranno letture di brani di alcuni dei Quindici Martiri a cura di Chiara Jacono.

Seguirà un intrattenimento musicale: "Una Cantata Partigiana".

2 AGOSTO ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI BOLOGNA

mercoledì 13 luglio 2011

Nel centenario del Viminale gaffe sulla Resistenza

http://www.repubblica.it/politica/2011/07/11/news/viminale-custodero-18976506/?ref=HREC1-9

"Di questo Palazzo si è detto e scritto di tutto: ma il Viminale non è il palazzo dei poteri, degli intrighi e dei complotti". Così Maroni alla cerimonia dei cent'anni della sede del ministero dell'Interno celebratasi alla presenza del capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Oggi però il Viminale è stata la sede dove s'è consumato un clamoroso strafalcione storico. Il filmato istituzionale sul centenario ha chiamato "guerra civile" il periodo dell'Occupazione tedesca dell'Italia fra il '43 e il '45. Errore voluto per presentare la Resistenza in chiave revisionistica o involontaria gaffe degli autori? Non è dato sapere: questo è uno dei tanti misteri del Viminale. Così come non si sa a quale causa attribuire la clamorosa svista sempre dello stesso video, che ha omesso (o censurato) i sei anni di repressione antidemocratica di Mario Scelba, fra il 2 febbraio 1947 al 7 luglio 1953. In ogni caso, il filmato non è più disponibile sul sito del Viminale, come era stato annunciato.

L'errore storico ha suscitato sdegno e proteste nel mondo politico e dei Partigiani. "È stata un guerra di Liberazione - ha commentato dal letto dell'ospedale Armando Cossutta, ex partigiano e vicepresidente dell'Anpi - dire che è stata una guerra civile è sbagliato".

"Ancora una volta - ha aggiunto il presidente dell'Anpi - Carlo Smuraglia - s'è parlato di "guerra civile"a proposito della Resistenza che è una delle pagine più gloriose della storia italiana e non deve essere assolutamente deformata cercando di ridurne la portata di ridurla a guerra civile. È stata guerra di Liberazione per liberare l'Italia dalla dittatura fascista e dall'Occupazione tedesca. Appena 5 giorni fa sono stati dati 9 ergastoli ai nazisti autori degli eccidi negli Appennini tosco-emiliani, la prova che i nemici da combattere, che sterminavano la popolazione civile inerme, erano i tedeschi. Che poi alleati coi tedeschi ci fossero anche i fascisti che hanno voluto combattere fino alla fine con loro non muta il carattere fondamentale della guerra di Liberazione. Sorprende che dopo tanti anni di distanza, da una sede autorevole e istituzionale come il Viminale e davanti al presidente della Repubblica, esca ancora il tentativo di ridurre una pagina  meravigliosa della storia del Paese a una lotta fratricida".

"Chiamare guerra civile la lotta di liberazione che sconfisse in Italia i fascisti e i nazisti - ha commentato Emanuele Fiano, responsabile Pd del forum sicurezza - è un atto di barbarie storica che riporta indietro l'orologio della nostra cultura comune. Non ci fu nessuna guerra civile, ma la maggioranza del Paese si ribellò e ci liberò dalla nostra dittatura prima ancora che dall'Occupazione straniera. Le ricostruzioni storiche che vengono promosse dal ministero dell'Interno dovrebbero salvaguardare questa visione storica che è quella su cui si fonda la democrazia repubblicana nella quale viviamo oggi".

La cerimonia. Il presidente della Repubblica Napolitano era presente la cerimonia. Ha posto l'accento sulla legge 121 dell'81, quella che smilitarizzò la polizia. Una legge, ha auspicato, che "richiede una revisione e un aggiornamento ma mantenendo saldi alcuni pilastri: l'autorità di pubblica sicurezza impersonata a livello nazionale dal ministro dell'Interno e a livello provinciale dai prefetti e anche dai comitati per la sicurezza e l'ordine pubblico che hanno rappresentato con grande lungimiranza il coinvolgimento delle istituzioni locali, sindaci in testa". "C'è qualcosa di straordinariamente valido in questo testo - ha spiegato il presidente - confermato come tale in tutti questi anni: scusatemi la piccola pignoleria ma vorrei ricordare come all'articolo 24 tra i compiti istituzionali della polizia di Stato ci sia la tutela dell'esercizio delle libertà e dei diritti dei cittadini. Questo è oggi e questa è stata sempre la polizia, nonostante la tendenza a darne rappresentazioni riduttive e in qualche caso persino denigratorie". Quello che va conservato è "il coordinamento effettivo di tutte le forze dell'ordine, almeno quelle a competenza generale" e la loro "pluralità".

Nel corso della cerimonia il ministro dell'Interno Maroni ha presentato il rapporto sulla sicurezza che era pronto dall'ottobre del 2010, ma che da allora (altro mistero del Viminale) è rimasto nel suo cassetto. E così oggi, luglio del 2011, sono stati resi noti i dati sulla sicurezza del 2009. Mancano dunque i dati sulla sicuerzza del 2010 e dei primi sette mesi del 2011.

Secondo i dati forniti dal ministro (elaborati dalla fondazione Icsa e dal Gruppo 24ore), sono stati sempre meno, 19 mnesi fa, gli omicidi (586 nel 2009 contro i quasi 2mila del '91) ma sempre più donne sono tra le vittime: erano l'11% vent'anni fa, sono state più del 25% nel 2009. La generale diminuzione dei reati - premettono gli autori - autorizza a parlare di una sorta di "svolta silenziosa" ma se alcuni delitti sono "virtualmente scomparsi" (i sequestri di persona a scopo di estorsione, ad esempio), i furti sono calati e le rapine hanno subito un "vero e proprio crollo", è il trend degli omicidi quello più sorprendente: se ne registra 1 ogni 100mila abitanti, un valore molto vicino a quello 0,9% che continua a rappresentare il valore più basso segnalato nel nostro paese a cavallo tra la metà degli anni '60 e gli inizi degli anni '70. A lievitare in modo "straordinario" - ammettono gli autori - è proprio la quota delle donne uccise: e questo perché mentre gli omicidi di criminalità organizzata diminuiscono, quelli in famiglia (la categoria in cui è il gentil sesso a essere colpito con maggiore frequenza) sono stabili "nel tempo e nello spazio".

Le donne sono il bersaglio preferito anche delle violenze sessuali (in più di nove casi su 10) mentre la quota di vittime di sesso maschile è quasi il doppio della media tra gli under 14 e lievemente superiore alla media tra i 14 e i 17 anni. Le classi di età più colpite restano quelle "centrali", tra i 18 e i 34 anni, mentre l'età degli autori è mediamente più elevata, trattandosi soprattutto (il 27,6%) di uomini con più di 45 anni; gli autori donna sono appena il 2%. Le regioni più interessate dal fenomeno restano Lombardia (9,7 violenze ogni 100mila abitanti nel 2009), Emilia Romagna (9,7), Toscana (9,5). E la Toscana è al primo posto anche nella poco lusinghiera hit degli episodi di stalking (13,2 ogni 100mila abitanti, sempre due anni fa) davanti ad Abruzzo (12,3), Molise (11,8) e Valle d'Aosta (11,8). Le vittime di atti persecutori sono prevalentemente over 45, appena il 16% ha meno di 24 anni, uno su 5 è un uomo. Nel 13% dei casi il molestatore è donna.

Per quanto riguada lo spaccio di droga, megli ultimi cinque anni, secondo il rapporto, i sequestri di sostanze stupefacenti hanno ripreso a crescere: ma se fino agli anni '90 era l'eroina la sostanza più presente sul mercato made in Italy, il sorpasso della cocaina è ormai consolidato. Nel 2009, per violazioni alla legge sugli stupefacenti sono state denunciate 60 persone ogni 100mila abitanti: ad aumentare è soprattutto il numero dei denunciati per traffico o coltivazione di cannabis (dall'1,3% del 2000 al 3,3% di due anni fa). Dal punto di vista geografico, la criminalità legata alla coca cresce rapidamente specie in alcune province ricche del paese, in Lombardia (Varese, Brescia e Milano), Liguria (La Spezia, Genova e Imperia), Toscana (Lucca e Livorno), Emilia Romagna (Forlì-Cesena e Bologna).

A proposito delle mafie - sempre più orientate ad accentuare la propria vocazione imprenditoriale e a infiltrare l'economia legale - a quelle nostrane si sono affiancate negli ultimi anni le cosiddette "mafie straniere". "Negli ultimi dieci anni - avverte il report - le strutture mafiose hanno subito una progressiva erosione e sono stati catturati i principali latitanti" ma se l'attuale modello di contrasto si è rivelato produttivo, a preoccupare è ora "la progressiva e costante diminuzione delle condanne all'ergastolo" sia per la trasformazione delle guerre di mafia in "conflitti a bassa intensità" sia per la "pesante contrazione del numero di collaboratori di giustizia che riferiscono" di omicidi.

Sul punto, Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria (che davanti al ministro leghista Maroni, ha inneggiato all'Unità d'Italia), ha sottolineato: "Non può esserci sviluppo economico senza un reale rispetto delle leggi e una lotta alla criminalità organizzata". "È fondamentale - ha ricordato il leader degli industriali- che anche la società civile si impegni in questa lotta".