giovedì 31 marzo 2011

"Sempre contro le dittature" - Il saluto dell’ANPI alla manifestazione di Emergency

Questo il saluto dell’ANPI Nazionale alla manifestazione del 2 aprile indetta da Emergency.

L’Anpi è senza esitazione dalla parte dei popoli che si liberano da quei regimi dittatoriali e oppressivi che giungono a sparare sui propri concittadini. Il Mediterraneo e il Medio Oriente possono essere all’alba di una nuova stagione. Per questo sono assai grandi le responsabilità delle organizzazioni democratiche, dei governi, degli organismi sovranazionali.

Prendiamo atto della risoluzione dell’ONU per la Libia, in difesa di quel popolo, ma siamo fermamente convinti che “l’Italia ripudia la guerra come mezzo per la soluzione delle controversie internazionali.”

Non si esce dalle crisi attuali e nemmeno si aiuta la costruzione di nuove realtà statuali democratiche né con la guerra dall’alto né dal basso. Devono tornare pienamente in campo la diplomazia, la politica e la cooperazione internazionale, colpevolmente assenti finora, per responsabilità dei governi UE – Italia in prima fila – che pure si erano impegnati per favorire la creazione di una area di cooperazione economica e istituzionale.

Questo processo va ripreso e messo al centro di una nuova politica nel Mediterraneo. A questa politica potranno collegarsi i nuovi gruppi dirigenti che quei Paesi e quei popoli sceglieranno in piena autonomia e libertà.

mercoledì 30 marzo 2011

La nobiltà nera si scalda. In campo con la Moratti - Saverio Ferrari - da il manifesto - 28/03/2011

L'ultima in ordine di tempo, in vista delle prossime elezioni amministrative, è stata la richiesta di Roberto Jonghi Lavarini ai vertici del Pdl di essere candidato alla presidenza della circoscrizione del centro storico di Milano. L'auto-investitura è stata ufficializzata con un comunicato in cui lo stesso Jonghi Lavarini ha reso noto il sostegno da parte di associazioni come Destrafuturo (in realtà la corrente da lui stesso fondata all'interno del Pdl), ma soprattutto di alcuni ordini professionali, tra cui l'Ampe (Assoedilizia), l'Unione dei piccoli proprietari imm obiliari e l'Associazione nazionale degli amministratori condominiali. Si poteva pensare a una delle sue solite sparate, ma è arrivata da parte di Massimo Corsaro, vice capogruppo Pdl alla Camera, la conferma che il partito sta valutando la proposta.
Roberto Jonghi Lavarini, 38 anni, dal 1994 consulente immobiliare nella società di famiglia, meglio conosciuto come il «barone nero», è una delle figure più note del neofascismo milanese. Tra i fondatori di Cuore nero e grande organizzatore di commemorazioni della Marcia su Roma, oltre che di spedizioni a Predappio sulla tomba del duce, si vanta di aderire alla Fondazione Augusto Pinochet e di intrattenere rapporti con l'Npd, il partito neonazista tedesco, e con la destra razzista boera in Sudafrica.
La sua iniziativa più recente è stata il 23 marzo scorso al Cimitero Monumentale davanti a una cripta edificata nel ventennio dove sono state raccolte le spoglie di alcuni squadristi milanesi, per celebrare con i reduci della Rsi il 92° anniversario di fondazione dei Fasci di combattimento, ovvero omaggiare i manganellatori e gli assassini che accompagnarono con le loro violenze l'ascesa al potere di Mussolini. Ma quel che ultimamente più connota l'azione di Roberto Jonghi Lavarini è un forte presenzialismo a tutte le iniziative e feste di gruppi di nobili e ordini cavallereschi. Vantando un titolo (barone di Urnavas), il tentativo sembrerebbe quello di voler rappresentare, si dice con l'approvazione del principe Vittorio Emanuele di Savoia, le associazioni e i circoli dei nobili «militanti», cioè di quella minoranza di aristocratici che ancora tiene a titoli e stemmi senza più alcun valore. Ambienti reazionari legati persino ai discendenti degli Asburgo o dei Borbone.
Il filo nero è rappresentato dal centro studi Patria e Libertà del conte Fernando Crociani Baglioni (patrizio romano), centro di cui Jonghi Lavarini è vice presidente, al quale continuano ad aderire nobili e non solo da tutta Italia. Si tratta oramai di un vero e proprio partito aristocratico, lo stesso che ha invitato Berlusconi a feste sia Roma sia a Palermo (grottesco il 5 marzo scorso il gran Ballo del Gattopardo nel salone di Palazzo Principi Resuttano con abiti dell'Ottocento, ospiti gli antichi rappresentanti dei regni preunitari), e che ora spinge per avere dei suoi rappresentanti in politica, ovviamente nel Pdl.
Una «nobiltà nera» attiva grazie a figure come il principe «papalino» Lillo Sforza Ruspoli di Cerveteri (più volte candidato coll'Msi, Forza nuova e alle scorse elezioni europee con la Lega nord), il principe «carlista» Sisto Ugo Borbone di Parma, il conte Giuseppe Manzoni di Chiosca e Poggiolo (tra i promotori di un comitato per «Foggia città martire« a seguito dei bombardamenti anglo-americani nella seconda guerra mondiale), il conte Ludovico Boetti Villanis Audifredi (ex deputato missino di Torino), il conte Alessandro Romei Longhena (paracadutista AnpdI e della Fiamma), l'anzianissimo principe Alexander Comneno Otranto di Bisanzio (ex volontario nelle SS italiane), il principe Andrea Scirè Borghese (nipote del comandante della Decima Mas), la principessa Beatrice Feo Filangeri di Cutò e la contessa Anna Maria Teodorani (nipote di Mussolini), ma anche il conte Gianluca Bonazzi di Sannicandro, ora segretario lombardo della Fiamma tricolore, il conte Gianfilippo Brambilla di Carpiano, amico della famiglia Rauti, e il conte Fulvio Moneta Caglio de Suvich, capogruppo prima di An e poi del Pdl, in zona 1 a Milano.
A fare da sponda nel capoluogo lombardo, insieme a Jonghi Lavarini, Stefano Di Martino, vice presidente del consiglio comunale, monarchico di lungo corso, promotore sabato 19 marzo di un convegno per il 150° dell'Unità d'Italia a Palazzo Marino con i reduci della Repubblica sociale italiana, i discendenti degli ascari e alcuni ufficiali del «Regno italiano in Albania», presenti il sindaco Letizia Moratti e il ministro della difesa Ignazio La Russa. Il successivo corteo in piazza Duomo, per deporre una corona al monumento di Vittorio Emanuele II, ha visto sfilare, al suono della «marcia reale», i labari della Decima Mas a fianco delle bandiere sabaude.
Il tutto sullo sfondo della campagna per le prossime elezioni comunali dove il cartello che si sta componendo attorno al sindaco uscente si configurerebbe pesantemente marcato da sigle e personaggi provenienti dal neofascismo. E se al momento non si è ancora riusciti a stringere un accordo con La Destra di Storace, un patto è già stato invece sottoscritto con la Fiamma Tricolore, che tra i propri candidati annovererà Gabriele Leccisi, figlio di Domenico, il trafugatore della salma di Mussolini nell'aprile del 1946. Ma è direttamente nel Pdl che si giocherà la partita tra chi, espressione dell'estrema destra, potrà realisticamente puntare al consiglio comunale. I candidati-concorrenti saranno due: Antonluca Romano, rappresentante «ufficiale» della destra sociale di Gianni Alemanno (guidata a Milano da Carlo Fidanza e Paola Frassinetti) e Marco Clemente sostenuto da diversi ex An, dalle curve dello stadio, dai rimasugli di Cuore nero e Casa Pound.
Il gruppo Hammer-Lealtà e Azione non ha ancora deciso quale dei due appoggiare. Francesco Cappuccio ha definitivamente abbandonato sia Casa Pound sia il Centro Identitario di Borghezio, diventando responsabile dello Spazio Ritter, giostrandosi fra La Destra di Storace e i Circoli Nuova Italia di Alemanno. Lino Guaglianone, ex Nar, e l'avvocato Piero Porciani, dal canto loro sosterranno invece Marco Osnato, il cognato del coordinatore provinciale del Pdl Romano La Russa, nonché dirigente Aler attraverso cui è stata concessa una sede, in viale Brianza, proprio al gruppo neonazista degli Hammer.
Forza nuova in controtendenza andrà per conto proprio. Ma è dentro l'alleanza che appoggerà Letizia Moratti che sta confluendo gran parte dell'estrema destra milanese. Tra nostalgici del Re e fascisti.

lunedì 28 marzo 2011

Nuova Resistenza nella Bassa Bresciana - da www.anpi.it

Prima di tutto, la pazienza. Il lavoro sul territorio è più che altro un lavorìo, lento e costante; a volte può scoraggiare, perché puoi vederne i frutti solo a distanza di mesi e a volte anni. Già, dove accade tutto questo? A Palazzolo sull’Oglio, provincia di Brescia.
E ora continuiamo.
Secondo: la costanza, che ci ha permesso di diventare un punto di riferimento per i giovani della nostra città.
Terzo: l’autonomia. Questo è forse l’ingradiente più importante del nostro gruppo giovanile. Tutti i ragazzi sanno benissimo chi siamo (con il tempo e il famoso lavorìo ci siamo fatti un nome nella zona) sanno che la nostra riunione è sempre il martedì sera (ed ecco la costanza) ma sanno anche benissimo che quando vengono da noi trovano un gruppo di ragazzi giovani, con esperienze e domande simili. Siamo nati nel 2005 sull’onda del referendum contro la modifica della prima parte della costituzione e il nucleo iniziale di 4-5 membri ora è cresciuto fino a contarne 41. Per noi il fatto di trovarsi in una riunione separata non è stato neppure una scelta consapevole, ma un passo naturale; ci siamo resi conto solo molto più tardi che nel resto d’Italia esistevano pochissime sezioni così strutturate.
Certo, anche noi ci troviamo spesso per confrontarci con i “nostri adulti”; restano per noi degli importanti punti di riferimento e di sostegno in tutte le circostanze, ma le iniziative che organizziamo sono gestite da noi, hanno la nostra impronta e il nostro taglio, e sono destinate proprio ad un pubblico giovane.
Abbiamo un logo indipendente (fortunatamente siamo anche ben assortiti: abbiamo un grafico, un avvocato, studenti di medicina, di chimica, fisica, economia, scuola alberghiera e persino un ragazzo con un’azienda vitivinicola!), una riunione indipendente e persino una cassa indipendente che riusciamo a sostenere grazie alla produzione e vendita di magliette, vino prodotto ed etichettato per noi e altri gadget.
Potreste pensare che l’autonomia che abbiamo è troppa. Non è così; abbiamo capito confrontandoci con altre sezioni che è questo che ci piace e che ci serve: la possibilità di avere uno spazio completamente bianco da riempire con le nostre idee e non con idee preconfezionate, di dire veramente la nostra facendo davvero vivere quella meravigliosa carta che raccoglie tutti i sogni che un giovane può avere: la Costituzione.
Probabilmente tutto ciò che organizziamo potremmo organizzarlo fuori dall’ANPI. Se volessimo potremmo fondare associazioni separate e ce la caveremmo benissimo lo stesso. Questa scelta non l’abbiamo però mai contemplata. Stiamo nell’ANPI per scelta consapevole, stiamo nell’ANPI perché è già tutto lì nella Costituzione e perché in verità le uniche cose nuove da inventare sono le forme e non i contenuti, stiamo nell’ANPI perché racchiude un equilibrio quasi magico di idee partitiche differenti, e in definitiva racchiude valori in cui crediamo. Stiamo nell’ANPI perché quando entriamo nella nostra sede malconcia e ci troviamo dentro i nostri partigiani e tutti quelli che sono venuti dopo di loro e che ci hanno tracciato la strada ci sentiamo a casa.
Alessandra Scaini, 21 anni, delegata ANPI al 15° Congresso Nazionale

Il dibattito al 15° congresso sognando la bella Italia di domani - da www.anpi.it

Beh, per essere un’associazione di vecchi reduci, l’Anpi, bisogna dirlo, si difende bene. Decine e decine di interventi col cuore in mano ma con gli occhi bene aperti sui problemi dell’oggi.
Già, la guerra in Libia è lì a evocare maligni fantasmi. E c’è la Costituzione bellissima e incompiuta. E c’è la crisi della scuola. E c’è la democrazia sbiadita e talvolta corrotta che i governanti praticano con indolenza interessata. E ci sono i morsi cattivi di una illegalità diffusa che, non solo al Sud, avvelena la vita degli onesti. E c’è un federalismo che spessa emana l’odore sospetto della secessione.
Così è. Passerà. E passerà proprio perché in questa Italia alla rovescia ci sono ancora tanti cittadini che nei valori della Costituzione continuano testardamente a credere. Che testardamente vogliono continuare a camminare a testa alta e i piedi ben piantati per terra.
Molti di loro neppure lo sanno (bisogna farglielo sapere!) ma i loro  valori sono gli stessi di cui l’Anpi è testimone e custode.
Sia chiaro, nella prima giornata di dibattito i delegati “anpisti” non hanno fatto sconti a nessuno. Al governo, all’apposizione, all’Anpi stessa che vuole definire le sfide del futuro. I giovani, certo.
Si sa, ormai non c’è nessuna ostacolo all’iscrizione di “non partigiani”. Il problema è stato risolto un congresso fa. Ci si iscrive come “antifascisti”, e cos’altrimenti erano i partigiani del ‘43?
Aprire ai giovani significa però cambiare. Cambiare linguaggio, aprirsi alle loro sensibilità, definire nuovi metodi di lavoro interno, individuare problematiche specifiche della loro condizione.
Un esempio ovvio? Il lavoro, o meglio il precariato. Un altro esempio meno ovvio? L’informazione sporca che modella le coscienza, la televisione ottusa che infaticabilmente produce modelli di vita lontani mille miglia dalla quotidianità del 99,9% degli italiani.
Peggio ancora: modelli che deformano e negano i diritti a partire da quelli delle donne. Di tutto questo si è parlato nella prima giornata di dibattito del 15° congresso nazionale dell’Anpi. Di democrazia e di dignità. Con passione, intelligenza, impegno civile. Sognando la bella Italia di domani.
Michele Urbano

venerdì 25 marzo 2011

XV CONGRESSO ANPI A TORINO - da La Repubblica

TORINO - Solo quindici anni fa l'Associazione Nazionale dei Partigiani sembrava destinata a finire con la scomparsa (per ragioni del tutto anagrafiche) degli ultimi partigiani combattenti già ora ridotti a poche migliaia (31, ad esempio in tutta la Provincia di Roma). Oggi invece, al teatro Carignano di Torino, il presidente dell'Anpi, Raimondo Ricci (quasi 90 anni), ha inaugurato il quindicesimo congresso nazionale presentando, non senza un certo orgoglio, un'associazione viva e vegeta con 131mila iscritti (nel 2008 erano 95.000), presenze organizzate in tutte e 110 le province italiane, sezioni nascenti a getto continuo un po' dappertutto e giovani che si iscrivono in numeri del tutto inattesi. Una delle ragioni, probabilmente, va ricercata in quella "deriva autoritaria" che Ricci ha descritto all'inizio della sua snella relazione (appena 7 pagine) che il Paese sta vivendo e che "si manifesta in continui attacchi alla Costituzione, considerata dal premier come una remora o un impedimento all'attività di governo".

E l'Anpi, in questi anni, ha saputo perpetuare la sua "necessità storica" attirando molta gente di tutte le età proprio sul tema della difesa della Costituzione e sull'antifascismo inteso non solo come conservazione della memoria della Guerra di Liberazione dal nazifascismo, ma anche (e ormai soprattutto) come trasposizione di quei valori nella lotta alle molte forme del fascismo di oggi. E, sottolineando che, purtroppo, questo sarà probabilmente l'ultimo congresso (il prossimo si terrà tra 5 anni) in cui i partigiani veri possono ancora essere protagonisti e dare un contributo, Ricci ha ricordato la modifica dello statuto dell'Anpi che, un quinquennio fa, ha permesso l'iscrizione (in qualità, appunto di "antifascisti") di "coloro che intendono impegnarsi per conservare, tutelare e diffondere" quei valori. L'operazione, evidentemente, è riuscita e, adesso, l'Anpi è una delle poche organizzazione del centrosinistra che vede crescere la sua forza e la sua influenza. Ricci ha detto che l'Asociazione partitgiani intende svolgere proprio il compito di "recuperare e attualizzare la nostra Storia" e di riportare a tutti i livelli della politica e della vita nazionale i motivi, i temi (a partire dalla difesa della libertà in tutte le sue forme) che furono alla base della vicenda partigiana. ''I partigiani non muoiono - ha detto Marisa Ombra, che ha aperto il congresso torinese - loro saranno la nuova Anpi: stiamo cercando di avvicinare i giovani a diventare la nuova classe dirigente dell'associazione. I nuovi partigiani sono le donne, gli studenti, tutti quegli italiani che con generosità, passione, entusiasmo stanno opponendo un muro ai detrattori dei diritti e del vivere civile''.

E il primo riconoscimento al congresso (cui partecipano 316 delegati e che si conclude domenica) è venuto dal messaggio augurale del capo dello Stato. "Ho gia' avuto modo di ricordare - ha scritto Giorgio Napolitano - celebrando a Reggio Emilia la 'Giornata del Tricolore', l'insostituibile ruolo della Resistenza nella liberazione dal fascismo e nella affermazione di principi che vennero poi consacrati nella Costituzione repubblicana: l'amore di Patria al di fuori di abberranti chiusure nazionalistiche, la ricerca di una effettiva giustizia sociale, l'aspirazione alla pace attraverso la partecipazione alle organizzazioni internazionali e la creazione in Europa di una comunita' sovranazionale di stati democratici".

''Nelle celebrazioni di Italia 150 - ha sottolineato il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino che ha aperto i lavori - c'e' la volontà di una parte grande dell'opinione pubblica di essere protagonista. C'entra molto con la Resistenza che è stata una guerra di popolo e ha creato le basi per la Costituzione, fondamento delle istituzioni di cui la gente vuole riappropriarsi. Bisogna perseverare la memoria perché solo così si può sconfiggere la paura e riconquistare la speranza''. Protagoniste del congresso - al quale sono intervenuti la leader della Cgil, Susanna Camusso e il presidente emerito della Corte Costituzionale, Gustavo Zagrebelsky  - sono le donne (un terzo dei delegati e presidenti di una quarantina dei 110 comitati provinciali) e i giovani sotto i trent'anni che hanno inaugurato una nuova stagione dell'associazione.  ''Dobbiamo avere la capacita' di indignarci - ha affermato Diego Novelli, presidente dell'Anpi di Torino - perché il motore della resistenza antifascista è stato proprio la forza e lo spirito dell'indignazione. L'Anpi ha la forza morale per scuotere le coscienze, denunciare le barbarie che tutti i giorni sono davanti ai nostri occhi''. Messaggi anche dal segretario del PD Pier Luigi Bersani e Piero Fassino.

giovedì 24 marzo 2011

Assoluto rispetto della scuola pubblica - dal sito www.anpi.it

Assoluto rispetto della scuola pubblica. Lo chiede la segreteria nazionale dell'Anpi aderendo allo stesso tempo all'appello lanciato dal giornale l'Unità. Questo il testo della nota: "Signor Presidente del Consiglio, i partigiani, gli antifascisti, i democratici dell’ANPI le chiedono assoluto rispetto della scuola pubblica".
"E’ suo dovere - si sottolinea - costituzionale valorizzarla e sostenerla, non insultarla. E’ inammissibile il trattamento riservato a quanti, ogni giorno, con impareggiabile senso di responsabilità, dedicano la propria vita, accettando misere condizioni economiche, all’educazione dei nostri ragazzi, al loro futuro civile e professionale".
"Gli insegnanti - si aggiunge - meritano parole ben diverse da un capo del governo. L’Italia è stanca di essere maltrattata, di vedere maltrattata e minacciata la garante suprema dei suoi diritti, della sua convivenza civile, quella Costituzione
nata dal sangue, dal sacrificio di donne e uomini che non hanno esitato un istante a battersi per la libertà del proprio Paese.
Rispetto, Presidente. Rispetto".

martedì 22 marzo 2011

Libia: un intervento nei limiti Onu - da sito www.anpi.it

“L’ANPI, in relazione agli eventi tragici che in questo momento stanno colpendo la Libia e alle iniziative militari in corso, rifiuta il ricorso alla guerra in ogni forma, quale modalità di soluzione delle controversie internazionali”.
La posizione dell’Associazione partigiani è stata ribadita dal presidente nazionale Raimondo Ricci in una dichiarazione in cui si sottolinea tuttavia che “in considerazione della risoluzione adottata dall’ONU che ha giustificato l’intervento militare limitato esclusivamente alla difesa delle popolazioni  in rivolta contro un potere assoluto e dittatoriale che le sta massacrando,  sia da condividere il suddetto intervento nei limiti e con le finalità espressamente e specificamente approvate dal Consiglio di sicurezza dell’ONU”.
“L’ANPI - ha inoltre aggiunto Raimondo Ricci - invita i governi dei Paesi che hanno posto a disposizione le proprie forze militari, ad attuare gli interventi nel più rigoroso rispetto della risoluzione ONU e con la precipua e fondamentale attenzione alla tutela della vita e della integrità delle popolazioni nella speranza che le ragioni del buon senso e dell’equilibrio consentano al più presto di convenire tutte le parti al tavolo delle trattative”.

Ecomuseo della Resistenza "Il Codirosso" (CN) - dal sito www.anpi.it

Il museo, nella parte esterna, presenta opere scultoree e affreschi che rappresentano momenti significativi del periodo resistenziale.
Nell'edificio A sono collocati pannelli che contengono documenti scritti e fotografici inerenti le formazioni partigiane operanti in valle, cimeli e armi (le armi esposte sono disattivate così come vuole la legge italiana, cioè in modo irreversibile, al punto che nemmeno un esperto potrebbe riportarle al loro iniziale funzionamento); nell’edificio B è stata aggiunta una nuova sezione con manichini che riproducono scene originali.

Largo rilievo è dato alla 181ª Brigata Garibaldi “Mario Morbiducci” e alla XVª Brigata Garibaldi “Saluzzo” quali formazioni consorelle, operanti nei venti mesi della lotta in Val Varaita e Val Po.
Un'aula didattica, di recente realizzazione, intitolata a Costanza Giletta, amica della Resistenza, permette alle scolaresche di approfondire le conoscenze degli episodi legati alla guerra.

L'unità d'Italia? Per la Moratti è nel segno della "X Mas" - dal sito www.anpi.it

Dopo lo sdoganamento dell’attrice fascista Luisa Ferida – a cui il Pdl di zona 8 ha dedicato una targa ricordo! – il centro-destra milanese fa gli onori di casa alla famigerata “X Mas”, il reparto della Repubblica di Salò, fondata da Junio Borghese, che si macchiò di atrocità di ogni genere.
“Un’offesa insanabile a tutta la città”, ha dichiarato Antonio Pizzinato, presidente regionale dell’Anpi.
Il labaro della “X Mas” era ben visibile in piazza della Scala, di fronte a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, tra i onfaloni delle associazioni combattentistiche.

Era stato portato da reduci della Rsi in occasione del convegno organizzato dal consigliere Stefano Di Martino del Pdl (ex Msi) su: “150° dell’Unità d’Italia, dal Risorgimento alle missioni di pace”. Un convegno a cui ha partecipato amche il ministro della Difesa, Ignazio La Russa a cui partecipavano molte “divise” del fascismo come l’Associazioni SArditi d’Italia della Rsi.
Una presenza imbarazzante, che ha perfino irritato i leghisti. Ma non il sindaco Letizia Moratti che ha cercato di giustificarsi con la vecchia, ma sempre falsa, tesi del “rispetto di tutti coloro che hanno dato la vita e si sono sacrificati per la libertà, indipendenza e democrazia”.
Libertà? Indipendenza? Democrazia? Chi, la famigerata “X Mas” al servizio dei nazisti che si è distinta per le sue atrocità compiute contro chi lottava per la libertà?

"Dal 25 aprile non si torna indietro" - dal sito www.anpi.it

La conferenza stampa di presentazione del 15° congresso nazionale in programma a Torino
Dal 25 aprile non si torna indietro. E’ su questa posizione dell’Anpi che punta l’agenzia Ansa resocontando la conferenza stampa di oggi 21 marzo sul 15 congresso nazionale che si svolgerà a Torino dal 24 al 27 marzo inserito nel programma ufficiale delle Celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia. Non si torna indietro dal 25 aprile, «da quella straordinaria primavera di liberazione grazie alla quale il Paese ha potuto conquistare la democrazia. Non si torna indietro dall'Unità d'Italia, spezzata dal nazifascismo e ricostituitasi grazie alla Resistenza».
L’Ansa ricorda che questi principi l'Anpi li difende sin dal 1944 (anno in cui è stata costituita a Roma) li ribadirà a Torino.
Dove, protagonisti saranno le donne (un terzo dei delegati e presidenti di una quarantina dei 110 comitati provinciali ) e i giovani sotto i trent'anni (una percentuale significativa delle nuove adesioni) che negli ultimi anni hanno inaugurato una nuova stagione dell'associazione.

Da parte sua l’Adnkronos ha sottolineato che "l'associazione è presente in tutte le province italiane, con oltre 120mila iscritti nel 2010, a fronte dei 105mila nel 2009".
L’Asca, un’altra agenzia nazionale, ha invece messo in rilievo come per l’Anpi l'Unità dell'Italia ''è un bene irrinunciabile per il presente e il futuro del Paese'', per questo è contraria al ''secessionismo leghista ammantato di federalismo e contro politiche governative ad esso corrive ma, al tempo stesso, esasperatamente centraliste e taglieggianti dei poteri locali e regionali e delle loro risorse finanziarie necessarie per le politiche sociali''.
Tutte le agenzie hanno inoltre evidenziato la posizione dell’Anpi sulla Libia. Problema di estrema attualità su cui ha parlato Luciano Guerzoni, per la segreteria nazionale.Oltre al ''ripudio'' dell'uso delle armi, Guerzoni ha ribadito di porsi ''il problema di come rispondere ai libici che sulle piazze ci chiedono di sostenerli per conquistare la libertà e i diritti umani''. ''Bisogna capire - ha aggiunto Guerzoni - cosa si puo' fare contro la guerra in tempi sufficientemente rapidi per stare dalla parte dei libici contro Gheddafi''.