giovedì 25 agosto 2011

8 SETTEMBRE - IN RICORDO DEI DEPORTATI NEI CAMPI DI STERMINIO NAZISTI

Si avvicina la ricorrenza dell'8 settembre che ricorda l'armistizio del 1943. Questa data ha una valenza particolare a Trezzo sull'Adda che ricorda quanti: dagli ebrei, di cui mai potremo dimenticare il progetto di sterminio subito, agli operai e ai militari che si rifiutarono di servire il Reich, o come schiavi nelle fabbriche o come aguzzini nell'esercito nazista, e vennero deportati nei campi di sterminio nazisti e fascisti. Quest'anno, accanto a loro,  vorrei ci ricordassimo anche di: rom, omosessuali e persone con handicap fisici o mentali. Costoro sono stati tra i primi a sperimentare il funzionamento dell'orribile macchina di morte messa in atto da uomini contro altri uomini, allo scopo di produrre una società di perfetti uguali. Ancora oggi, nella nostra pacifica e prospera Europa ed in Italia, sembra esserci chi vorrebbe continuare, e terminare, il lavoro cominciato da Mussolini, da Hitler e dai criminali loro accoliti. Non possiamo dimenticare l'orrenda strage dell'isola di Utoya, nella pacifica e progredita Norvegia, di 90 ragazzi da parte di un esaltato, Anders Behring Breivik,  che li incolpava, in quanto giovani laburisti, di aver ridotto ad un meltingpot , fatto però di integrazione e tolleranza, la sua pura terra vichinga e cristiana e li ha uccisi nell'illusione di poter tornare così, a quel personale ideale nibelungico e crociato. Recentemente, in Slovacchia, il governo locale ha impostato una campagna di regolazione delle nascite, nelle comunità rom, prevedendo perfino la sterilizzazione delle donne che, per quanto sembri essere su base volontaria, rimane una proposta agghiacciante. In italia vediamo continuamente negati i diritti degli omosessuali, che vengono spesso aggrediti per strada, anche attraverso il rifiuto di aggravare le pene previste per la discriminazione e la violenza subita. Grave è che sia attivo un movimento, il Partito Nazionalista del Popolo Italiano con chiari riferimenti nazisti (il simbolo è il "sole nero" usato nei riti delle SS),  che ha nei suoi intendimenti, tra gli altri, l'epurazione degli omosessuali. Perchè ciò accade ancora oggi, dobbiamo ricordare cosa è successo nei campi di stermino nazisti 65/70 anni fa, dobbiamo ricordare sempre la lotta e il sacrificio, dei partigiani, degli alleati, dei soldati, degli operai, per liberare il nostro paese e l'Europa dalla notte nazifascista,  e la sofferenza di chi ha conosciuto la deportazione e l'internamento perchè tutto ciò non abbia mai più ad accadere. Infine vorrei ricordare RUDOLF BRAZDA, prigioniero omosessuale numero 7952 internato a Buchenwald dal 1942 al 1945,  morto quest'anno all'età di 98 anni. A lui va il nostro deferente ricordo in memoria di tutti coloro che hanno sofferto per la pazzia dell'idea di un mondo di perfetti uguali.

SEZIONE DI TREZZO SULL'ADDA - IL PRESIDENTE


martedì 23 agosto 2011

UNA MANOVRA DA CAMBIARE

Diciamolo subito, a scanso di equivoci: nessun dubbio che sia necessaria una manovra economica per risanare i conti dello Stato ed evitare un collasso del sistema Italia che sarebbe pagato innanzitutto dalle fasce più deboli della popolazione.

Ma una manovra da lagrime e sangue per funzionare davvero deve avere due requisiti di base: esprimere equità (ossia chi più ha, più dà) e sollecitare la partecipazione alla difesa della casa comune.

Questi obiettivi sono contenuti nella manovra presentata da Berlusconi e Tremonti? Onestamente non lo crediamo.

Vogliamo evitare una critica puntuale alle diverse misure illustrate, ad esempio a quel contributo di solidarietà che non fa nessuna differenza tra single e famiglie numerose.
Così come si potrebbero sottolineare le strane dimenticanze del pacchetto anticrisi che sembrano tanti bei regalini agli evasori.

No, la critica nel merito preferiamo rinviarla al testo definitivo, quello che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, controfirmerà.

Se non altro perché quello che sembrava un provvedimento blindatissimo col passare dei giorni, anzi delle ore, sta diventando apertissimo ai cambiamenti. 

Ma non ce ne lamentiamo affatto: ben venga se il Parlamento sarà capace di modificarlo nell’interesse generale degli italiani secondo i principi dell’equità e della difesa della casa comune. 

Insomma, vogliamo essere a tutti i costi ottimisti. Anche rispetto al futuro concreto di quelle scelte simboliche (di economico, infatti, non hanno praticamente nulla)  che sono le specchio della confusione ideale di una parte della classe politica italiana. 

Già, l’abolizione del 25 aprile (festa della Liberazione), del 1° maggio (festa dei lavoratori)  e del 2 giugno (festa della Repubblica). Un’idea malsana nata in quelche mente che vuole a tutti i costi la sua personale e vendicativa rivincita, che peraltro avrebbe scarsi o nulli effetti economici (a dirlo sono gli stessi operatori economici  del settore turismo).

Nessun commento. Pensate solo cosa direbbe un francese se Nicolas Sarkozy volesse abolire il 14 luglio (la presa della Bastiglia e la fine dell’assolutismo) o un americano se Barack Obama proponesse di cancellare il 4 luglio, ossia la festa dell’Indipendenza.

Appunto, una manovra da lagrime e sangue per funzionare deve esprimere equità e sollecitare la difesa della casa comune: che ha la sua bandiera e le sue feste. Che non si toccano.

lunedì 15 agosto 2011

NO ALL'ABOLIZIONE DELLA FESTA DEL 25 APRILE

Numerose proteste per la volontà del governo Berlusconi di abolire alcune festività laiche tra cui il 25 aprile (oltre al 1° maggio, festa dei lavoratori, e al 2 giugno, quella della Repubblica), ossia la giornata che celebra e ricorda la liberazione dell'Italia dai nazifascisti e il ritorno della dmocrazia.

Da qui una netta presa di posizione del Comiatato nazionale dell'Anpi. "Da quanto si apprende dai giornali - si rileva nel comunicato -  tra i provvedimenti che il Governo si accinge ad adottare - in relazione all'aggravarsi della crisi - ci sarebbe quello dell'accorpamento di alcune feste "non concordatarie" nella domenica più vicina oppure al lunedì. Ancora una volta saremmo di fronte ad una misura che molti considerano di scarsissima efficacia e poco corrispondente all'equità e alla ragionevolezza, sempre necessarie quando si richiedono sacrifici. Un provvedimento che, guarda caso, riguarderebbe le uniche festività laiche sopravvissute (25 aprile, 1 maggio, 2 giugno), dotate di grande significato storico e di notevolissima valenza politica e sociale". 

"L'ANPI- si sottolinea -  portatrice e sostenitrice dei valori che quelle festività rappresentano, non può che manifestare la propria, vivissima preoccupazione e chiedere con forza un ripensamento che escluda misure di questo genere, prevedendone altre che siano fornite di sicura e pacifica efficacia, non contrastino con valori storico-politici da tempo consolidati  e soprattutto corrispondano a criteri di equità politica e sociale". 

giovedì 11 agosto 2011

Contro ogni fascismo, anche se non ha la camicia nera

Quello che segue è l'intervento di Roberto Cenati, presidente provinciale di ANPI Mìlano alla manifestazione per ricordare i martiri di piazzale Loreto.
“La sera del 10 agosto 1945 in piazzale Loreto – ricordava Antonio Greppi, il primo sindaco della Milano liberata -il popolo milanese si raccolse per la commemorazione dei Quindici Martiri, nel primo anniversario del sacrificio. Una stele di marmo era stata eretta sul lembo di terra dove erano caduti. Parlarono i rappresentanti dei Partiti del Comitato di Liberazione, poi io presi la parola in nome della città.Con Marcella Principato e Nanda Fogagnolo c’erano le vedove, le madri, le famiglie dei martiri. La grande piazza era ancora scarsamente illuminata e molti cumuli di macerie aspettavano di essere portati via. Ma più che mai l’anima di Milano era una sola.” E il 14 maggio 1946, dopo le prime elezioni libere,  Antonio Greppi osservava : “Il popolo delle 5 Giornate, del 1898, del 1945; di Amatore Sciesa, delle barricate, dei Martiri di Loreto, sarà il nostro più vero e ascoltato Consiglio Comunale”. Con la stessa intensità, questa sera, Milano rinnova l’omaggio ai Martiri di Piazzale Loreto.
 
Nella vicenda dell’eccidio dei 15 Martiri, come in tanti altri tragici episodi avvenuti  nel nostro Paese nell’estate del 1944, proprio quando sembrava che la guerra volgesse al termine il contributo dei repubblichini si rivela determinante. Senza la loro collaborazione i tedeschi, da soli, non sarebbero riusciti ad arrestare, torturare e deportare nei campi di concentramento, tanti nostri concittadini.

A distanza di 67 anni è doveroso ricordare che il governo di Salò nasce come governo illegale, come è ben chiarito dalla sentenza del 16 luglio 1945 della Suprema Corte di Cassazione. “La pseudo Repubblica Sociale Italiana” -  vi si legge -  “non fu mai uno stato vero e proprio, sia perché mancò il libero consenso popolare alla sua costituzione, sia perché fu combattuta dallo stato legittimo attraverso la guerra dichiarata alla Germania il 13 ottobre 1943, della quale essa era strumento. Non essendosi perciò la nazione divisa in due stati, né avendo lo stato legittimo sciolto mai i cittadini dal vincolo di sudditanza, quelli tra essi che si posero contro la nazione prestandosi a favorire il tedesco invasore non potevano non essere ritenuti traditori quali collaborazionisti del nemico”.

E’ un regime quello di Salò, ma il discorso va esteso anche all’intero periodo fascista,  che si instaura contro i valori della civiltà, di questa civiltà nostra che si basa sugli ideali che nascono con la rivoluzione inglese e francese, con il movimento operaio, che sono poi i valori della libertà (e non il disvalore della dittatura) i valori dell’uguaglianza e della solidarietà (contro i nazionalismi esasperati e il razzismo che erano le bandiere dei nazisti e dei fascisti).

Ora, con la proposta di legge Fontana n. 3442, recentemente approvata in Commissione Difesa della Camera dei Deputati, si vuole conferire il riconoscimento giuridico a tutte indistintamente le associazioni combattentistiche e d’arma, anche a quelle, quindi, che richiamano la loro azione alla Repubblica di Salò, mettendo sullo stesso piano partigiani e repubblichini. L’ANPI e le Associazioni Resistenziali continueranno ad opporsi con ogni mezzo a questo disegno chiamando alla mobilitazione iscritti, cittadini, forze politiche, associazioni democratiche. D’altra parte questa proposta, come il progetto di legge che si prefigge di abolire la XII norma transitoria e finale della Costituzione che “vieta la riorganizzazione sotto qualsiasi forma del disciolto partito fascista”, è frutto della deriva revisionistica in atto ormai da diversi anni nel nostro Paese. Si vuole non solo a mettere sullo stesso piano repubblichini e partigiani, ma  rivalutare pienamente il fascismo e i suoi simboli.

E’ dunque inevitabile che questo clima favorisca i rigurgiti neofascisti e neonazisti nel nostro Paese. E’ del 22 luglio scorso la notizia comparsa sulla stampa nazionale di un elenco di 162 nomi di professori universitari e magistrati finiti in una lista pubblicata su Internet perché con cognome ebreo. Ed è dell’8 luglio scorso la gravissima provocazione neofascista, avvenuta dopo ben quarant’anni, contro la Camera del Lavoro di Milano, luogo simbolo della democrazia nella nostra città. Auguriamo all’attivista sindacale seriamente ferito nel corso dell’aggressione neofascista, una completa e definitiva guarigione.

Nella nostra città in particolare si stanno intensificando le manifestazioni di tipo dichiaratamente fascista e nazista, perfino con l’apertura di nuove sedi e di nuovi punti di riferimento. Occorre un impegno comune delle istituzioni, delle forze politiche, dell’associazionismo, dei cittadini affinché queste inaccettabili aggressioni neofasciste abbiano finalmente a cessare e diventino improponibili a Milano, città Medaglia d’Oro della Resistenza. E’ preciso e insostituibile compito del Comitato Permanente Antifascista chiamare i cittadini milanesi alla massima vigilanza in questa delicatissima fase, compiere tutti gli opportuni passi presso le Forze preposte alla difesa dell’ordine pubblico e soprattutto favorire interventi nelle scuole, tra le giovani generazioni, perché i nostri ragazzi sappiano quali sciagure ha provocato il fascismo nel nostro Paese e non cadano preda di ideologie eversive. Credo inoltre che sia quanto mai opportuno avviare una urgente riflessione collettiva che potrebbe sfociare in un importante convegno su quanto sta avvenendo a Milano, sulle ragioni profonde della reviviscenza di movimenti, atteggiamenti, iniziative fasciste e naziste, sulle finalità che si propongono, sulle coperture e sulle protezioni di cui godono.

La riflessione deve necessariamente estendersi anche al di fuori dei nostri confini e deve riguardare il diffondersi  di movimenti neofascisti, antidemocratici  e populisti nella stessa Europa. Il terribile eccidio compiuto ad Oslo è stato forse opera di una sola persona che però è rappresentativa di un segmento oscuro della società norvegese. Lo dimostra il fatto che l’autore di quella terribile strage fosse attivo su un sito dell’estrema destra norvegese che ospitava interventi  caratterizzati da sentimenti contrari all’immigrazione e xenofobi. Non è un caso che siano stati presi di mira proprio i giovani laburisti norvegesi proprio perché chiedevano una maggiore apertura e più multiculturalismo. Il rifiuto dello straniero la chiusura delle frontiere mentali prima ancora che geografiche caratterizzano questi movimenti.

Ma se è vero che la diffusione dei movimenti  neofascisti nel nostro Paese è stata favorita dalla deriva revisionistica sarebbe tuttavia limitativo fermarsi a questa constatazione. Bisogna infatti considerare che l’intensificarsi di questo preoccupante fenomeno è largamente favorito anche dai reiterati  attacchi alla Costituzione, alle istituzioni di garanzia, alla  magistratura, al capo dello Stato, dei quali si rende ormai da tempo protagonista  il Presidente del Consiglio. Da questo fronte, soprattutto, proviene la minaccia più seria e più pericolosa alla nostra democrazia. Ammoniva giustamente il Presidente nazionale dell’ANPI Carlo Smuraglia al termine della straordinaria manifestazione in piazza Duomo per il  25 aprile: “Noi non ci fermiamo al fascismo in camicia nera, ma a tutto ciò che sa di limitazione della libertà, di contestazione dei principi di fondo della nostra Costituzione, di disprezzo delle regole. Ciò che conta è tenere sempre presente  la storia e ricordarci che essa ci insegna che i pericoli per la democrazia possono assumere aspetti multiformi e non debbono mai essere sottovalutati. Quando si osa persino proporre di modificare l’articolo 1 della Costituzione, vuol dire che siamo già oltre il limite della tollerabilità ed è indispensabile reagire con forza e con fermezza”.

L’omaggio che noi ogni anno rendiamo ai Quindici Martiri di Piazzale Loreto, come a chi ha sacrificato la propria vita per la libertà, rientra nel nostro dovere di affermare quel che di meglio abbiamo storicamente espresso e rappresentiamo, perché “l’identità, la consapevolezza storica, l’orgoglio nazionale di un paese – sosteneva il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel suo intervento del 24 aprile 2010 alla Scala - traggono forza dalla coltivazione e valorizzazione di fatti, di figure, di simboli, in cui il popolo, in cui i cittadini possano riconoscersi traendone motivi di fierezza e di fiducia”.

Di questi simboli, di questi esempi sui quali si costruisce e si consolida la nostra identità nazionale, abbiamo bisogno in questa delicatissima fase storica, caratterizzata dall’emergere di gravissime trame inquinanti ad opera della nuova P3 e P4, dalla caduta sempre più preoccupante  dell’etica pubblica, dal prevalere di egoismi e personalismi, dal proliferare di leggi “ad personam”,  da una crisi economica e sociale sempre più grave che sta pesantemente ricadendo sugli strati più deboli della popolazione. L’elemento forse più preoccupante è costituito dal fatto che tra i rimedi escogitati dal governo per  fronteggiare la straordinaria emergenza economica, non sono contemplati il rafforzamento del potere d’acquisto dei lavoratori, il rilancio dei consumi, il finanziamento degli investimenti, l’abbattimento dell’evasione fiscale, ma la controriforma  dello Statuto dei Lavoratori, la modifica dell’articolo 41 della Costituzione che subordina l’iniziativa privata all’utilità pubblica e l’introduzione nella Carta Costituzionale del vincolo al pareggio del bilancio. Fine ultimo sembra proprio quello di colpire il lavoro, valore fondante della Repubblica democratica e lo spirito stesso della Costituzione che nella parte attinente alla persona ed al lavoro ha ispirato principi e valori fondamentali recepiti nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un confortante risveglio delle coscienze, ma bisogna fare di più. Occorre un ulteriore sussulto, un maggiore e forte  impegno di tutti a difesa dei valori su cui si fonda la nostra Repubblica nata dalla Resistenza. In questa battaglia sono impegnate le associazioni resistenziali, così come nella incessante azione volta a fare memoria legandola alla conoscenza storica. Il compito che ci si propone non è solo quello di tributare il doveroso omaggio a chi ha sacrificato la vita per la libertà, ma di far rivivere i valori della  pace, della solidarietà, della giustizia sociale, della politica posta al servizio del bene comune e non di interessi di parte, che animò i partigiani e  i combattenti per la libertà, i quali, dopo aver liberato l’Italia dal nazifascismo, ritornarono alle loro occupazioni senza nulla chiedere e nulla pretendere. Il richiamo all’esempio di chi ha combattuto nelle file della Resistenza, unicamente animato dall’interesse generale,  deve rappresentare e costituire un forte monito alla società contemporanea travagliata dall’emergere di una sempre più grave e preoccupante questione morale. 

 Sosteneva su “Patria Indipendente” del 9 aprile 1978, Gina Borellini, una delle 19 donne decorate di Medaglia d’Oro al Valor Militare che “il grande valore del moto di liberazione nazionale sta nel fatto che non fu soltanto lotta contro il fascismo e il nazismo, ma lotta dura e cruenta, per costruire una società diversa, per affermare nuovi valori dove al centro fosse posta la persona umana, uomo-donna, con pari diritti e doveri senza distinzioni di sesso, di razza, di fede politica o religiosa, con le sue esigenze di libertà, di dignità, di cultura, di lavoro, di giustizia.” “Così – concludeva - venne scritto nel programma per l’avvenire: la Costituzione Repubblicana”.  E vorrei qui ricordare due donne straordinarie che ci hanno lasciato recentemente: Nella Marcellino, giovanissima organizzatrice a Torino degli scioperi del 1942 e del 1943 e Alba Rossi Dell’Acqua, attiva nella Resistenza milanese a fianco di Quintino Di Vona e poi partigiana con le formazioni di Moscatelli. Infine un caro saluto e un affettuoso abbraccio da tutti noi a Nori Brambilla Pesce dalla fine di luglio ricoverata in ospedale per seri motivi di salute.

Queste donne rappresentano emblematicamente le 35 mila partigiane combattenti, le 20 mila patriote, le 70 mila iscritte al “Gruppi di Difesa della Donna”, le 2750 cadute in combattimento o fucilate, le 3 mila deportate, le 4 mila denunciate ed arrestate. E’ anche grazie al loro sacrificio e alla loro lotta se l’Italia è riuscita a liberarsi dall’oppressione nazifascista. 

I messaggi e le lettere che i Quindici Martiri ci hanno lasciato dai quali traspare una concezione della patria e della famiglia profondamente diverse da quella retorica e ridondante del fascismo, costituiscono forse il modo migliore di ricordare il 150° dell’Unità d’Italia. Quell’Unità rappresenta oggi una conquista irrinunciabile per contare in Europa e nel mondo; essa non può considerarsi un residuo del passato o essere oggetto di stravaganti proposte come il decentramento di alcuni ministeri, in contrasto con l’articolo 114 della Costituzione che dichiara Roma capitale della Repubblica.
 I Quindici Martiri di piazzale Loreto sono stati l’anima di una Milano che opponendosi al fascismo  lottava per la libertà e la democrazia, fino al sacrificio della propria vita. Il loro esempio costituisce un  forte monito anche per noi, perché, raccogliendo l’eredità che ci hanno lasciato,  continuiamo a batterci, per una società più libera e più giusta in grado di assicurare una vita serena agli anziani e soprattutto ai giovani. Forse non ci rendiamo sufficientemente conto che se non apriamo alle giovani generazioni   nuove possibilità di occupazione e di vita dignitosa la partita del futuro è persa non solo per loro, ma per tutti: ed è in scacco la stessa democrazia nel nostro Paese. Un’ultima osservazione, infine. Nelle linee programmatiche approvate dalla Amministrazione comunale di centro sinistra viene riaffermato un punto molto importante, già riconosciuto da Pisapia nel suo messaggio inviato all’ANPI e all’ANED nel corso della campagna elettorale: il riconoscimento di Milano come capitale dell’Antifascismo e della Resistenza. Ed è proprio nel solco di questa gloriosa tradizione che chiederemo al Sindaco di Milano, oltre all’impegno alla realizzazione della Casa della Memoria, la restituzione di onore e  dignità al sacrario dei Caduti situato sotto la Loggia dei Mercanti, sia vietando che si svolgano  manifestazioni che nulla hanno a che fare con la solennità del luogo, sia richiedendo interventi sullo stato di degrado in cui da tempo versano le lastre di bronzo  su cui sono scolpiti i nomi dei Partigiani e dei Deportati milanesi. Sulla targa posta all’esterno della loggia che ricorda i Caduti si legge: “In supremo anelito di libertà hanno donato la vita. Milano ne conserva i nomi gloriosi alla storia”. Abbiamo il dovere di tenere viva la memoria di questa storia gloriosa bene riassunta nella motivazione della Medaglia d’Oro alla città di  Milano, che lega le epiche Cinque Giornate e il Primo Risorgimento al Secondo Risorgimento e alla Resistenza.

Ricordava Gian Battista Stucchi, autorevole esponente del Comando del Corpo Volontari della Libertà che “a differenza di altri eventi che pure fanno la nostra storia, la Resistenza ha il privilegio di non invecchiare. Essa è presente in ogni ricorrenza, più viva che mai, a ricordarci non il dovere compiuto,  ma il dovere da compiere”  ed Enzo Biagi era solito ripetere che una certa Resistenza non è mai finita, perché c’è sempre da resistere a qualcosa, a certi poteri, a certe promesse, a certi servilismi.

Credo che sia nostro compito continuare su questa strada.
 

lunedì 1 agosto 2011

Manifestazione a ricordo dei 15 martiri di piazza Loreto

Il Comitato Permanente Antifascista organizza per mercoledì 10 agosto la manifestazione a ricordo dei 15 partigiani fucilati in Piazzale Loreto a Milano, nel 1944.

Le celebrazioni si svolgeranno in Piazzale Loreto , con questo programma.
Ore 10,00  -   Deposizione di corone alla stele che ricorda i  15 Martiri.

La celebrazione verrà condotta da Carla  Bianchi Jacono dell'A.N.P.C. (Ass. Naz. Partigiani Cristiani).

Interverranno: Maria  Grazia  Guida, vicesindaco del Comune di Milano, Paolo  Del Nero,  assessore, in rappresentanza della Provincia di Milano,  Fabio  Saldini,  delegato, in rappresentanza della Regione Lombardia.

Per i familiari delle vittime : Massimo Castoldi, Sergio Temolo.

Ore 21,00  -  Manifestazione Antifascista.

Interverranno: Sergio FOGAGNOLO, presidente dell'Associazione Le Radici della Pace. 
Gianni MARIANI, della F.I.A.P. (Federaz. Italiana Associazioni Partigiane).

Roberto CENATI, Presidente A.N.P.I.  Provinciale di  Milano, interverrà a nome del Comitato Antifascista.

Seguiranno letture di brani di alcuni dei Quindici Martiri a cura di Chiara Jacono.

Seguirà un intrattenimento musicale: "Una Cantata Partigiana".

2 AGOSTO ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI BOLOGNA