Un saluto alle cittadine e ai
cittadini trezzesi alle autorità civili, militari, religiose, alle
associazioni, ai partiti, ai sindacati e liste civiche.
Voglio iniziare ricordando una figura d’uomo importante, non
solo per la sezione ANPI che ho l’onore di presiedere, ma per la storia, anche
recente, di Trezzo sull’Adda: Alfredo Cortiana nome di battaglia Enzo
comandante partigiano del distaccamento di Cinisello Balsamo della 119^ Brigata Garibaldi
S.A.P. Quintino Di Vona e molto altro
per la nostra cittadina e per la nostra associazione, scomparso lo scorso
agosto; ciao Alfredo.
Oggi festeggiamo il
69° anniversario della Liberazione dall’oppressione fascista e nazista e lo
facciamo in un momento delicato per l’Europa.
La guerra di
Liberazione e il sacrificio di donne e uomini, in Italia come in tutta Europa,
ha portato una nuova consapevolezza: mai più guerre nel Vecchio Continente.
Da Ventotene con
l’opera dei confinati antifascisti, in particolare quella di Altiero Spinelli,
venne l’idea di una Europa nuova delle nazioni e non dei nazionalismi, causa di
guerre fratricide, di un luogo di pace, prosperità, progresso e benessere per
gli europei e per il mondo intero; oggi vediamo in pericolo tale sogno.
L’avanzare di formazioni
politiche populiste, non liberali, conservatrici, autoritarie e, spesso,
razziste ci preoccupa fortemente. Queste tendenze, che minerebbero alla base la
stessa unione fra gli Stati europei e la sua forza, vanno respinte, perché, se
riuscissero a prevalere, non solo produrrebbero la disgregazione dell’Europa,
ma farebbero rinascere, in vari Paesi, pericolose forme di nazionalismo. Oltre
che per porre argine a tale pericolo, il voto sarà l’occasione per cambiare
l’Europa, dando alle sue istituzioni un volto nuovo, davvero unitario ed
efficace e un indirizzo sociale diverso da quello fin qui attuato per porre un
freno alla crisi imperante.
In una fase
così delicata e complessa della vita del nostro Paese e dell’Europa sarebbe
davvero assurdo rinunciare all’esercizio di un diritto fondamentale, in cui si
esprime la sovranità popolare.
Si impone una
svolta nella politica, che deve essere forte, per una Europa unitaria, sociale,
senza rigorismi inutili e dannosi e proiettata, anziché alla semplice difesa
contro la crisi, al rilancio, allo sviluppo, all’incoraggiamento della crescita
ed alla creazione di nuovi posti di lavoro, e di lavoro dignitoso, rimettendolo al centro come elemento
fondamentale per lo sviluppo della persona, di cittadine e cittadini, abitanti di una Unione Europea
che sia promotrice, come era nelle intenzioni del Manifesto di Ventotene e dei
sottoscrittori dei Trattati di Roma del 1957, di innovazione sul piano politico, sociale ed economico
fautrice di un progresso nuovo volto al benessere comune di tutti gli europei e
non solo. Serve una Europa così descritta in un mondo attraversato da venti di
guerra e colpito da violente spinte discriminatorie, nel quale prosperano ed
aumentano le disuguaglianze, le privazioni di libertà, la perdita della dignità
umana.
Come ANPI
auspichiamo che le votazioni europee si
svolgano all’insegna dell’antifascismo e della democrazia ottenuta attraverso
la Resistenza, di tutti gli europei, al
nazifascismo; e per questo fine devono impegnarsi non solo i partiti ma anche i
cittadini che aspirano ad un futuro civile, sociale, democratico e di pace.
Dobbiamo
difendere, in questa difficile fase, il sacrificio di coloro, che quasi
settanta anni fa, si batterono anche perché non ci fossero più guerre e perché
si guardasse al futuro con rinnovata speranza.
Come ANPI
auspichiamo che le forze politiche, alle prossime elezioni amministrative
italiane del 25 maggio 2014, si ispirino ai principi nati dalla Resistenza e
presenti nella nostra Costituzione: antifascismo, democrazia, attenzione al
bene comune e rappresentazione di tutte le proposte in campo.
Prima di
concludere mi preme ricordare un altro anniversario importante. Un anniversario
che parla anch’esso di sacrificio per la libertà e per la dignità del nostro
Paese: il 200° anno dalla fondazione
dell’Arma dei Carabinieri.
Voglio ricordare
alcuni episodi e fatti:
Nella
Repubblica Sociale Italiana. Rapporti della Guardia Nazionale Repubblicana:
“I
Carabinieri Reali, pur rispettando formalmente ordini e gerarchie, avevano un
atteggiamento che variava dall'indifferenza e dalla resistenza passiva
all'aperta opposizione al regime nazifascista. I rapporti dell'epoca stilati
dai rivali della Guardia Nazionale Repubblicana erano quanto mai espliciti in
merito. «II contegno dei Carabinieri, fazioso ed anti Asse ... è sfociato
addirittura in opera di sabotaggio» (Milano).«I comandi Carabinieri rifiutano
di arrestare i prigionieri evasi, aggiungendo che i prigionieri siamo noi e non
loro'... ed esortano la gioventù a darsi alla montagna» (Lucca). «Nella
collaborazione dei Carabinieri... si deve rilevare come... esista una specie di
tolleranza sia nella ricerca dei precettati sia nei riguardi di reati di
carattere politico» (Casale Monferrato)”
All’estero
A Cefalonia la divisione
Acqui e i suoi carabinieri della 2ª compagnia (7° battaglione mobilitato) e
della 27ª sezione decisero di resistere, anche se la situazione era disperata.
Nella piazza principale di Argostoli, sotto gli occhi allibiti delle impettite
sentinelle tedesche, il sottotenente Orazio Petruccelli ammainò la croce
uncinata e issò il tricolore. Pagò il gesto eroico con la morte. Scene analoghe
si svolsero a Corfù e nel Dodecaneso.
In Jugoslavia, a Spalato, si
costituì per iniziativa del colonnello Luigi Venerandi e del colonnello Attilio
Venosta il battaglione Carabinieri Garibaldi. Entrarono subito in azione contro
il caposaldo germanico di Clissa (13-14 settembre), soccorrendo un reparto di
partigiani slavi in difficoltà. Tito inserì la nuova formazione nella 1ª
brigata proletaria. Il battaglione fu il nucleo dal quale nacquero la brigata e
la divisione Italia.
25
aprile 1945
Al momento dell'insurrezione generale,
ordinata il 25 aprile 1945, i 700 carabinieri della "Banda Gerolamo" del maggiore
Giovannini intensificarono la loro attività e parteciparono nei giorni 25, 26 e
27 alla liberazione di Milano. Secondo i piani prestabiliti e decisi in armonia
col C.L.N. varie squadre di Carabinieri occuparono tempestivamente le caserme
della città, assicurando i necessari servizi d'ordine e di difesa degli edifici
pubblici e rastrellando ingente quantità di materiale e documenti. (……) Il 27
aprile anche Piacenza venne liberata da una Divisione partigiana: a comandarla
era il tenente dei Carabinieri Fausto Cossu, che il 27 aprile sfilò alla testa
della sua unità per le vie della città esultante. La formazione del tenente
Cossu ebbe grandi meriti nella lotta ai nazifascisti.
Alla fine della guerra di Liberazione dalle
file dell'Arma non risposero 2.735 militari, caduti in soli venti mesi di lotta
partigiana; 6.521 risultarono i feriti.
Un così alto tributo di sangue ha avuto i
seguenti riconoscimenti alla
Bandiera dell'Arma:
1 Medaglia d'Argento al Valor Militare;
ad
ufficiali, sottufficiali, appuntati e carabinieri:
2 Croci di Cavaliere dell'Ordine Militare
d'Italia;
32 Medaglie d'Oro al Valor Militare;
122 Medaglie d'Argento al Valor Militare;
208 Medaglie di Bronzo al Valor Militare;
354 Croci di Guerra al Valor Militare.
Non sempre, così come agli altri combattenti
partigiani, abbiamo detto una semplice parola: GRAZIE.
W la Resistenza, W la Repubblica, W la
Costituzione e W l’Europa unita e pacifica.
Trezzo
sull’Adda 25 aprile 2014