mercoledì 2 maggio 2012

Discorso del Presidente della sezione ANPI di Trezzo sull'Adda - 25 aprile 2012




Care cittadine e cari cittadini. Autorità civili, militari, religiose, sindacati, partiti ed associazioni.

Oggi siamo qui insieme per festeggiare il 67essimo anniversario della Liberazione dall’oppressione nazifascista.

Voglio iniziare ricordando due persone, e attraverso loro tutti quelli che si sono sacrificati per liberare il nostro paese dalla dittatura fascista, esempi per tutti noi. La prima, ci ha lasciato pochi mesi fa, è Celeste Albani il partigiano “Pippo”. L’altra è Don Giovanni Barbareschi giovane “Aquila Randagia” di 90 anni; uomo libero, prete e partigiano che, con la sua presenza a Trezzo sull’Adda, ci ha fatto vivere emozioni non facilmente dimenticabili.

Veniamo all’oggi.

Viviamo in una realtà planetaria schiacciata sotto il peso di una complessità  dai risvolti drammatici. Un groviglio di questioni gravi e di portata enorme: dalle disuguaglianze alle guerre, al terrorismo, allo sfruttamento rapace delle risorse naturali e dell’ambiente.

Viviamo il dramma di società frantumate da un insieme di interessi contrastanti, che la politica fatica a comporre e a ricondurre all’unità superiore dell’interesse generale.

Società liquide dove è smarrito un qualsiasi punto di consistenza e un solido riferimento a valori ed ideali. Lo dimostra la crisi non soltanto economico-sociale, ma etica e di valori della società italiana che deve uscire dai modelli ormai diffusi dell’individualismo, dell’arricchimento facile, della visibilità ad ogni costo, del successo senza impegno e sacrificio.

Nonostante gli interventi messi in atto per rilanciare la crescita dell’economia, nonostante le dimensioni cospicue delle misure di sostegno approntate, Stati Uniti ed Unione Europea non riescono a superare la fase di recessione, la più grave dalla Grande Depressione degli anni Trenta, per intensità, per durata, per la problematicità nella scelta delle politiche economiche e sociali da intraprendere.

Tale drammatica crisi economico sociale oltre ad aggravare le condizioni di vita di milioni di cittadini e ad acuire la piaga della disoccupazione giovanile, rischia di provocare ripercussioni pericolose sotto lo stesso profilo democratico, mettendo a repentaglio fondamentali diritti e importanti conquiste realizzate nel corso del Novecento.

La crisi, inoltre, accentua e rende ancora più pericolosi i già preoccupanti fenomeni dovuti al rifiorire di formazioni neofasciste e neonaziste. In Europa populismo, nazionalismo, estremismo di destra e neonazismo tendono sempre più ad accavallarsi e sovrapporsi, mescolandosi l’uno nell’altro.

Simile la scelta da parte di partiti o movimenti populisti o neofascisti di scagliarsi, in primo luogo, contro un nemico esterno, di volta in volta identificato nei rom, negli ebrei, nei musulmani o negli stranieri in genere.

Nel nostro Paese si è ulteriormente aggravata la caduta dei valori che sono alla base dello Stato di diritto, crescono e si allargano le disuguaglianze sociali, viene periodicamente messo in discussione il principio della divisione dei poteri su cui si fonda la democrazia repubblicana, mentre non possono essere più consentite tolleranze e connivenze nei confronti di chi si ostina a negare il carattere antifascista della nostra Costituzione alla quale dobbiamo costantemente richiamarci.

Ecco perché il tema centrale della manifestazione nazionale che si svolgerà a Milano il 25 Aprile è costituito quest’anno dalla necessita di uscire dalla crisi con più democrazia, socialità, uguaglianza e diritti.

Superare questo gravissimo momento, ed è questo il secondo tema di questo 25 Aprile, significa anche battersi per la realizzazione dell’unità politica e democratica dell’Europa, come era nella visione contenuta nel Manifesto per l’Europa Libera ed Unita, o Manifesto di Ventotene, redatto nel 1941 da Altiero Spinelli fondatore, nel 1943, del Movimento Federalista Europeo.

L’Europa degli stati illimitatamente sovrani, attraversati da un esasperato nazionalismo, ha prima dominato altri continenti e poi distrutto se stessa, trascinando l’intero mondo nella tragedia della Prima e della Seconda Guerra Mondiale. Per avere sofferto dei propri errori l’Europa, nel secondo dopoguerra, ha imboccato la strada nuova della limitazione dei poteri sovrani. Ma l’Europa non deve indugiare troppo a riprendere questo cammino: lo esige la sfida posta dal mondo globalizzato dell’economia; ancor più lo richiede la necessità di conservare e offrire all’umanità quel patrimonio di civiltà, di cultura che l’Europa ha costruito nei secoli,con lo Stato di diritto, i principi della laicità dello Stato e della libertà religiosa.

Oggi si parla di patto di stabilità e di austerità in Europa. Ma accanto alla stabilità va affermata una politica europea di crescita, di occupazione, di sviluppo, soprattutto a vantaggio dei giovani. “Abolire la miseria”: così si intitolava il libro che Ernesto Rossi, militante di Giustizia e Libertà, scrisse in carcere nel 1942. Certe volte dimentichiamo che il pensiero di unirsi in una Federazione è un progetto che scruta le ragioni per cui gli individui possono immiserirsi al punto di disperare.

È chiaro che se all’Europa monetaria non si aggiungerà al più presto l’Europa politica e se questa non riuscirà a colorarsi di equità sociale e di solidarietà, ne pagheremo tutti le conseguenze e ci resterà il rammarico dell’ennesima occasione perduta.

Questi sono i temi sui quali chiameremo i cittadini, i democratici, gli antifascisti ad una straordinaria mobilitazione in occasione del 25 Aprile che dovrà costituire non solo un momento di festa ma di ferma rivendicazione a difesa della democrazia e per la costruzione di una società più libera e più giusta.

Non dobbiamo dimenticare che l’obiettivo della Resistenza è stato quello di un radicale rinnovamento politico, morale e sociale del Paese, di cui la lotta antinazista e antifascista non è stata altro che la premessa e la via.

Questa preziosa eredità della Resistenza che ha trovato il suo più importante sbocco nella Costituzione repubblicana, deve essere sempre al centro del nostro impegno di cittadini.

Concludo con una nota personale. Quest’anno il 25 aprile mi ha fatto conoscere diverse realtà della nostra Trezzo. Ho potuto toccare con mano quanto sia diffusa la sensibilità per la Resistenza, e i suoi significati più profondi, nel tessuto cittadino tra i trezzesi, le associazioni e altre importanti istituzioni.

Questa esperienza mi ha fatto capire ciò di cui avevo solo la sensazione: Trezzo sull’Adda è una città dalle vive e solide tradizioni antifasciste e democratiche. Talmente diffuse e antiche che l’alternanza al governo cittadino di partiti, con diverse sensibilità ai significati del 25 aprile, potranno mai scalfire.

Ciò impegna  le istituzioni cittadine e l’ANPI, ognuna con le proprie peculiari responsabilità dovute al rispettivo ruolo,  ad essere sempre all’altezza di queste tradizioni.


W la Resistenza, W la Repubblica W la Costituzione.

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